Anche il “Ritorno al futuro” della nona Leopolda si dedica alla macroeconomia, sia pure come antipasto, sostanzioso, della kermesse vera e propria. Del resto è il tema del giorno, e minaccia di restarlo per molte settimane. Così, dopo la “contromanovra” del Pd ufficiale, arriva anche la “contromanovra” di Matteo Renzi. Con il denominatore comune Pier Carlo Padoan, che ha contribuito all’elaborazione di entrambi i documenti. Mentre l’ex segretario la illustra con una frase a effetto: «Abbiamo sentito il bisogno, come atto di responsabilità, di presentare questa proposta che se fosse presa chiavi in mano dimezzerebbe lo spread e abbasserebbe le tasse».

Nell’impostazione di Renzi e Padoan, il quadro macroeconomico della manovra sarebbe teso a ridurre il deficit nominale al 2,1% nel 2019, all’1,8% nel 2020 e all’1,5% nel 2021, cancellando le spese sia per il reddito di cittadinanza che per la riforma della legge Fornero. In soldoni si tratta di circa 17, 18 miliardi di euro, che sarebbero invece impiegati in misure per attenuare la pressione fiscale sulle imprese, e in parallelo in misure per contrastare il disagio sociale e rilanciare i consumi, attraverso l’erogazione di assegni familiari che diventerebbero semi-universalistici (anche per lavoratori autonomi e incapienti), almeno fino a 100mila euro di reddito, e che si tradurrebbero in 240 euro al mese per ogni figlio minorenne. Con un costo stimato in circa 9 miliardi.

Nel dettaglio, per Renzi e Padoan la riduzione del deficit nominale «avrebbe un immediato effetto sia nei confronti della Commissione europea che dei mercati». Così la legge di bilancio 2019 potrebbe recuperare i tagli fatti a tre provvedimenti dei governi Renzi e Gentiloni, e cioè l’Ace (Aiuto alla crescita economica), l’Ecobonus al 65%, e l’Iri (Imposta sul reddito imprenditoriale). Per aiutare le imprese, ecco poi l’abolizione totale dell’imposta di registro (4,8 miliardi): «Una misura per far ripartire il settore delle costruzioni – osserva Renzi – e il mercato immobiliare». C’è anche una misura una tantum da 4 miliardi per finanziare opere idrogeologiche e di edilizia scolastica, con la riapertura del progetto Casa Italia, e soprattutto c’è la cancellazione dell’Irap, con effetti per 13,8 miliardi sui saldi del 2020: «Dobbiamo creare lavoro – puntualizza Renzi, in polemica con l’esecutivo – e non dare sussidi».

Alla conferenza stampa che anticipa l’intervento serale di Padoan, l’ex titolare del Tesoro dà la sua valutazione su quanto accade in questi giorni, dopo l’annuncio della manovra gialloverde: «Quello che preoccupa è la direzione in cui sta andando il paese, rappresentato dallo spread e non solo, e la velocità con cui avviene. Lo spread oggi si è collocato a volte attorno ai 340 punti, prima delle elezioni era attorno a 130 punti. Significa che questo paese si è autotassato per svariati miliardi che potevano essere utilizzati meglio. Il problema è la direzione di marcia. I mercati hanno capito che è sbagliata. E probabilmente nessuno sta guidando. Rischiamo di essere trascinati da un’onda di piena che nessuno può controllare».

Quanto invece alla polemica sui “due Pd”, lanciata dall’ex ministro Calenda : «Il gruppo di lavoro prodotto da Martina ha fatto una serie di proposte organiche. La nostra proposta è complementare, introduce misure macroeconomiche. Alcune sono le stesse, come quelle per le famiglie, e poi abbiamo provato a essere più precisi e specifici». Sull’argomento Ivan Scalfarotto, che coordinerà i comitati civici – la novità di questa edizione della kermesse – è sbrigativo: «Il congresso ha altre sedi, ad esempio la settimana prossima faremo un grande forum a Milano. Questa invece è la Leopolda, non è la sede del Pd».

Intanto però per oggi è atteso Marco Minniti, candidato in pectore. Ma il suo è solo un passaggio: da programma non dovrebbe salire sul palco.