Per rispondere al terrorismo l’Europa blinda le sue frontiere con una modifica parziale del trattato di Schengen che consentirà di effettuare controlli anche sui passeggeri europei. La decisone è stata presa dal consiglio dei ministri degli Interni dei 28 che si è riunito ieri a Bruxelles per discutere delle misure da adottare dopo gli attentato di una settimana fa a Parigi.
Un irrigidimento delle controlli ai confini eterni dell’Unione era stato chiesto proprio dalla Francia e l’Ue non ha fatto mancare il suo appoggio. In discussione non c’è la libera circolazione tra i paesi che aderiscono al trattato (26, dei quali 4 non aderenti all’Unione europea), ma l’articolo 7.2 del trattato per rendere obbligatori controlli più severi, come il rilevamento del impronte digitali e la scansione del viso, anche per i passeggeri europei. Controlli «sistematici e coordinati» ha sottolineato il consiglio Ue, sottolineando l’urgenza di arrivare entro la fine dell’anno anche a una direttiva sul Pnr, il passenger name record, che «includa i voli interni», prevedendo inoltre la possibilità di conservare i dati dei passeggeri per un anno.
Per il 4 dicembre è prevista una discussione del trattato di Schengen che potrebbe includere anche il rafforzamento delle frontiere tra gli stati membri. Altro punto richiesta dalla Francia, e fondato sulla convinzione, come ha sottolineato il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ma soprattutto come dimostrato dagli spostamenti dei jihadisti che hanno colpito a Parigi, che «i terroristi attraversano le frontiere interne con la Ue». Non si è discusso, invece, dalle possibilità di realizzare una mini Schengen composta solo da Austria, Germania e paesi Benelux, ed escludendo Italia, Grecia e paesi dell’est. La proposta era stata avanzata nei giorni scorsi dall’Olanda come misura restrittiva per controllare i flussi di migranti e richiedenti asilo, ma considerata anche come ulteriore forma di contrasto al terrorismo. Ipotesi che però per adesso non è stata neanche presa in considerazione. Il Consiglio ha anche disposto l’utilizzo di forze di intervento rapido alle frontiere.
C’è poi i capitolo che riguarda la crisi dei migranti. L’agenzia per il controllo del frontiere Frontex intensificherà il lavoro di identificazione di quanti arrivano in Europa e effettuerà controlli di sicurezza sistematici utilizzando i principali database come Sis II, Schengen information system, e quelli dell’Interpol e delle polizie nazionali. A Frontex si chiede inoltre di collaborare con Europol nella ricerca di eventuali foreign fighters di rientro dagli scenari di guerra.
Per quanto riguarda invece il controllo del commercio di armi il Consiglio ha accolto le proposte presentate mercoledì dalla Commissione Ue e invitato Frontex ed Europol ad assistere gli Stati membri che confinano con i Balcani occidentali «nei maggiori controlli per individuare il traffico illegale di armi».
Infine lo scambio di informazioni tra i servizi di intelligence dei vari stati, un punto che sollevato non poche polemiche dopo gli attentati francesi. Gli Stati Ue , ha spiegato il Consiglio, «daranno istruzioni alle autorità nazionali di inserire i dati di tutti i sospetti foreign fighters in Sis II» e di «definire un approccio comune nell’uso dei dati» contenuti nel sistema riguardanti i combattenti andati in Siria e Iraq. Inoltre i Paesi membri «miglioreranno il livello complessivo di scambio di informazioni fra le agenzie di controterrorismo». «Occorre un passo avanti ulteriore dell’Europa in una dimensione di squadra», ha detto il ministro degli Interni Angelino Alfano al termine della riunione. «I paesi europei devono fare ancora di più squadra, essere meno gelosi ancora di quanto non siano delle proprie informazioni e condividerle».
Misure più dure, infine, anche contro il finanziamento del terrorismo, con un monitoraggio più stretto sul riciclaggio di denaro sporco e sul traffico di opere d’arte, fino a controlli più stretti sui pagamenti non bancari, come i trasferimenti attraverso valute virtuali.