«È necessario un pensiero nuovo, radicale e rigeneratore nella lotta alle mafie: se non rigeneriamo rischiamo di degenerare»: il grido di allarme viene da don Luigi Ciotti, che ha partecipato all’evento romano della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie è promossa da Libera ormai da ventisei anni e da quattro è riconosciuta per legge nazionale come ricorrenza ufficiale.

Ciotti ha parlato a Roma, all’Auditorium della musica, dove è stato letto l’elenco delle 1031 vittime della mafia censite dall’associazione, alla presenza di esponenti delle istituzioni e della società civile. «La lotta alle mafie non è una questione da delegare solo a forze dell’ordine, magistrati, prefetture, cui va la nostra riconoscenza – ha proseguito Ciotti – La repressione deve arrivare alla fine di un percorso». Il presidente di Libera ha parlato anche delle Ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo, finite nel mirino di diverse procure. «Sostenere le Ong è un dovere – ha detto – vuol dire permettere loro di proseguire nell’attività di soccorso e far parte di quell’Italia che si oppone al naufragio delle coscienze». Il tema riguarda la «legalità», che non può prescindere dalla giustizia: «Ci sono leggi inadeguate, funzionali a tutelare i potenti. Siamo chiamati a lottare contro impunità per i diritti umani calpestati, violati. Dobbiamo colpire impunità economica che perpetua le ingiustizie». Da qui il riferimento allo Ius Soli, di recente tornato nei radar del dibattito dei partiti.
Per Ciotti «è una vergogna respingere lo ius soli, ancora una volta una grave emorragia di umanità».

A Napoli, il lungo elenco dei nomi delle vittime ha risuonato all’interno della sala sociale della fabbrica Whirlpool, luogo simbolo delle crisi e della precarietà. La città di Milano ha ricordato le vittime delle mafie con una cerimonia a Palazzo Marino. Dalla facciata del comune sono state stese otto lenzuola con i nomi di altrettante vittime della mafia uccise a Milano. I nomi delle vittime sono stati proiettati sul campanile di Piazza San Marco a Venezia e della Mole Antonelliana a Torino. Molte iniziative si sono tenute nei luoghi della cultura chiusi per la pandemia: a Palermo al Teatro Massimo, a Locri al Teatro Greco di Portigliolo, a Torino in Piazza del Conservatorio Giuseppe Verdi.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale, ha scritto a Libera per lanciare l’allarme: «Con la pandemia, le mafie, e la sottocultura mafiosa, si stanno rafforzando». Dunque, dice il presidente della Camera, Roberto Fico, «lo stato deve arrivare prima». Per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, «la lotta alla mafia deve coinvolgere tutti», istituzioni, società civile e «soprattutto i più giovani».