Verranno presentati stamane presso la Sala Spadolini del Senato i dati sulla violenza contro le bambine che Terre des Hommes raccoglie ogni anno nel dossier «Indifesa» in occasione della Giornata Mondiale dell’11 ottobre contro la violenza sulle bambine.

Una occasione per riflettere sulle dimensioni di un insieme di fenomeni che chiamano in causa l’essenza stessa di un modello di sviluppo globale in cui la violenza contro le donne, ed in particolare le bambine, sembra crescere di pari passo alle diseguaglianze culturali, economiche e sociali.

La violenza contro le bambine, infatti, è ubiquitaria ed attraversa tutti i continenti e gli ambiti, da quelli suppostamente più protettivi, quali la famiglia, ai classici luoghi dello sfruttamento dei Paesi impoveriti, in cui ancora milioni di minori devono lavorare per sopravvivere in condizioni disumane. Ed è proprio la constatazione della permanenza di fenomeni così diversi tra loro, ma che hanno come comune denominatore un atteggiamento violento, spesso fino alla morte, verso giovani donne, ad interrogarci sino a cercare il nesso profondo che accomuna il binomio donne e bambine. Se la violenza è un mezzo per reprimere, schiavizzare, umiliare, milioni di donne bambine attraverso le mutilazioni genitali, lo sfruttamento sessuale, il lavoro domestico in stato di schiavitù, ma anche col bullismo e gli stereotipi di genere, ebbene qual è il filo nero che lega insieme tutto questo? Una possibile risposta è che la violenza di genere è connaturata alla natura predatoria e bioliberista del modello economico prevalente, che mortifica di fatto ogni manifestazione vitale che incarni la grande verità della ciclicità dell’esistenza, a partire dalla constatazione che si nasce, si cresce e poi semplicemente si muore come ogni altra forma di vita. Ma questa evidenza è stata da tempo rimossa dall’orizzonte del modello di sviluppo bioliberista che spinge l’umanità ad accumulare merci e spettacoli o spettacoli di merce, nell’illusione del forever young. Anche la violenza contro la Natura è parte di questo schema, del grande ritratto di Dorian Gray che stiamo dipingendo.

Ecco che allora tutto si spiega e si dispiega: la donna bambina rappresenta da sempre il futuro e la forza della Vita, ma anche la sua fragilità e bisogno di cura: tutto ciò che oggi viene negato alla radice. Per questo la denuncia ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le bambine divengono un atto altamente politico, che rimette in discussione la radice stessa del sistema mondo che la secerne come un potente narcotico che addormenta le coscienze spingendo a considerarla come una fisiologica componente della modernità. Non arrendersi alla violenza dunque, denunciarla, contrastarla, educare i ragazzi al rispetto ed al riguardo tra i generi, per dare un domani a tutti, non solo alle bambine

* presidente Terre des Hommes