Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, invade cromaticamente le città e le bacheche social di tutta Italia. I colori simbolo della ricorrenza, rosso e fucsia, sono però costretti a combinarsi con il giallo, arancione e rosso dell’allarme Covid, rendendo impraticabili le grandi manifestazioni degli anni scorsi.

A Roma, Torino, Milano, Treviso, Benevento e in tantissimi altri comuni sono state inaugurate, per mano di amministrazioni, sindacati e cittadinanza, le “panchine rosse”, monumenti silenziosi alle vittime dei femminicidi, il cui numero durante i mesi dello scorso lockdown è cresciuto vertiginosamente secondo il report del Viminale.

L’obiettivo per la rete nazionale transfemminista Non Una Di Meno invece è costruire una zona fucsia, nella giornata di mercoledì 25 ma anche sabato 28, per allargare la partecipazione a chi lavora. Il movimento, articolato in numerose realtà territoriali, ha lanciato la mobilitazione pubblicando un finto dpcm  (chiamato ironicamente nudm, come le inziali del movimento) che ricalca il modello retorico dei decreti presidenziali anticovid, ribaltandone però il senso politico. Un elenco di dati negativi e preoccupanti introdotti dalla locuzione “Visto che”, seguiti dalla disposizione finale: viene dichiarata la zona fucsia. La misura da adottare è quella di lottare per un presente migliore.

 

 

“È necessario un cambio di rotta radicale già a partire dall’utilizzo del Recovery Fund. Pretendiamo che le risorse vadano a finanziare sanità e scuola pubblica, a garantire un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare veramente universale che liberi le donne dal carico esclusivo del lavoro di cura” scrivono nell’appello di lancio.

Tra le iniziative nelle principali città, il presidio fisico sabato 28 novembre alle 16 a Piazza del Popolo a Roma. A Milano, il 25 mattina una conferenza stampa, mentre sabato alle 15 si terrà una performance davanti alla sede della Regione Lombardia. Le attiviste di Torino lanciano invece per il 25 mattina un social bombing contro la narrazione della violenza di genere da parte dei media, che ancora oggi faticano ad emanciparsi da un linguaggio colpevolizzante per le donne.

Presidi corporei, assemblee virtuali, trasmissioni radio e informazione sono disseminate durante tutta la settimana in tante città italiane, tutti i dettagli sono specificati nelle pagine facebook dei nodi cittadini e sul sito di Non una di meno.