Le cifre della fame e i passi per sconfiggerla: passi concreti o solo annunciati, con tipica retorica da summit. Si è aperta ieri a Roma la Seconda conferenza internazionale sulla nutrizione organizzata dalla Fao e dall’Oms. Ministri e alti funzionari di 170 paesi hanno ammesso che, nonostante i passi avanti contro la malnutrizione dalla Prima conferenza del 1992, i progressi sono stati «insufficienti e irregolari». Sebbene l’incidenza della fame sia scesa del 21% dal 1990-’92, vi sono ancora oltre 800 milioni di persone affamate nel mondo.
Per quanto in diminuzione, anche il ritardo della crescita (bassa altezza in rapporto all’età) nel 2013 ha riguardato ancora 161 milioni di bambini sotto i cinque anni, mentre 51 milioni risultano ancora deperiti, hanno un peso basso rispetto all’altezza. La malnutrizione è collegata a quasi metà di tutte le morti infantili sotto i cinque anni, pari a circa 2,8 milioni l’anno. Oltre due miliardi soffrono per carenze di micronutrienti, o “fame nascosta”, dovute a mancanza di vitamine o minerali.

L’Africa, che si sostiene soprattutto grazie all’agricoltura (nella foto Reuters, contadini in Kenya), è sempre drammaticamente in primo piano, colpita «dalla mancanza di risorse e dagli effetti del cambiamento climatico», ha detto Mohamed Gharib Bilal, vicepresidente della Tanzania. A causa della malnutrizione – ha aggiunto -, «perdiamo 390 milioni di dollari di reddito ogni anno per le cure». Qualche risultato positivo il governo lo ha ottenuto con i programmi di arricchimento alimentare di olio e farina, ma la sequela di organismi internazionali ringraziati da Bilal (dalla Usaid al Fmi), indica quanto il suo paese, come gran parte del continente, sia dipendente dai “donatori” e dai loro condizionamenti.
E invece, circa 42 milioni di bambini sotto i cinque anni sono già in sovrappeso: e non solo nel nord del mondo, ma anche in quei paesi dove le politiche sociali hanno prodotto benessere e maggior accesso al consumo, come in Venezuela. Squilibri ed eccessi alimentari che incidono anche sui sistemi sanitari «da difendere comunque anche quando possono apparire forti», ha precisato la ministra della salute Beatrice Lorenzin, improvvisandosi difensore delle politiche pubbliche. «Il diabete alimentare – ha aggiunto – comporta una spesa sanitaria di 3 miliardi di euro, e con una corretta alimentazione si potrebbero risparmiare 10 miliardi l’anno».

La difesa dei diritti fondamentali – ha spiegato invece il ministro della Salute brasiliano, Arthur Chioro, – «va accompagnata lungo tutto il processo di produzione, distribuzione e consumo». Politiche che i governi progressisti dell’America latina portano avanti con profitto attraverso piani di sostegno al reddito o all’alimentazione con i quali hanno drasticamente ridotto povertà e disoccupazione. Con interventi strutturali, i paesi che si richiamano al “socialismo del XXI secolo”, come Venezuela, Bolivia, Ecuador, hanno dal canto loro raggiunto anzitempo gli Obiettivi del Millennio, vantando livelli di eccellenza laddove prima c’erano solo fame, analfabetismo e disuguaglianza. E il brasiliano Graziano da Silva, direttore della Fao che tutti vogliono ricandidare, lo ha richiamato.
«Voglio ricordare le parole pronunciate qui dal comandante Fidel Castro nel 1996: la fame è una compagna inseparabile dei poveri. Rispetto alle cifre di allora, le cose non sono migliorate», ha detto al manifesto il sindaco di Roma, Ignazio Marino uscendo dalla Fao. Cuba e Venezuela seguono però un indirizzo opposto a quello imposto dall’Europa della Troika. E anche a Roma c’è fame e disoccupazione. «Condivido i programmi Fame zero e le politiche sociali del Brasile – risponde il sindaco – La nostra giunta ha cancellato delibere che affidavano le terre alla speculazione edilizia, abbiamo devoluto 100 ettari ai piccoli agricoltori e altri 500 andranno a breve ai giovani sotto i quarant’anni. Non ho la presunzione di risolvere così il drammatico problema dell’occupazione, ma stiamo dando un messaggio agendo su un tassello. Le indicazioni della Fao e il messaggio del papa devono essere non solo un monito, ma un programma».

Alla Conferenza i paesi dell’Alba festeggiano i 10 anni di un’alleanza continentale basata sulla solidarietà, che nel 2004 ha sconfitto l’Alca, l’Accordo di libero commercio proposto dagli Usa. Un appuntamento anche per Marino? «La strada della solidarietà – risponde il sindaco – è importante e anche molto attuale, ed è causa di conflitti, come vediamo purtroppo in questi giorni. Ma io preferisco essere in minoranza e ribadirla».
Ieri, i 170 paesi hanno approvato la Dichiarazione di Roma. Delinea 60 azioni per i governi, da inserire nei programmi nazionali per le politiche nutrizionali, sanitarie, agricole, educative, di sviluppo e investimento. E oggi alle 11 arriva anche papa Francesco.