«Negli Stati Uniti decenni di tagli all’istruzione e le spese salatissime che si devono sostenere per poter frequentare l’Università hanno istupidito la nazione. Anche in Italia ci deve essere un motivo per cui sono stati eletti Berlusconi prima e Salvini poi: non potete essere così stupidi».
A Roma per presentare il suo film, Michael Moore parla a lungo della situazione italiana, dei paralleli fra Salvini, Di Maio e Donald Trump, del quale afferma che «non potrà mai esserci un presidente peggiore». Anche se non ha nessun rimpianto di George W. Bush che – dice – «dovrebbe essere considerato un criminale di guerra per gli interventi in Afghanistan e in Iraq».

Da cinque giorni in Italia, Moore racconta di aver guardato spesso la nostra tv: «Mi ha dato l’impressione che si voglia impedire alle persone una presa di coscienza. E sembrerebbe che in Italia la gente sia divertita da Salvini e Di Maio, ma non c’è nulla di divertente in loro. Da poco leggevo un libro di Bertram Myron Gross, Friendly Fascism: sostiene che il fascismo del 21esimo secolo non arriverà con il duce e i campi di sterminio, ma con una faccia sorridente e uno show televisivo». E le parole più dure Moore le spende nei confronti del Ministro dell’Interno: «Salvini è un razzista e un bigotto, e una persona che va contro il principio etico per il quale è una bella cosa essere innamorati – a prescindere dal genere della persona amata. Lui odia i matrimoni omosessuali, quindi il mio consiglio per lui è di non sposare un uomo! Per il resto dovrebbe pensare agli affari suoi».

La colpa dell’attuale governo italiano però, come negli Usa, è anche della sinistra: «Per anni ha pensato di vincere presentandosi sempre meno come sinistra e sempre più come centro. Anche in Italia lungo la strada ha perso la propria identità di partito del popolo, ma io ricordo le centinaia di migliaia di persone scese in piazza qui a Roma per protestare contro la guerra in Iraq: quegli ideali ancora esistono, ma le persone sono deluse». Una delusione e una mancanza di partecipazione che mettono a rischio la stessa tenuta del sistema democratico: «La democrazia non ha dei meccanismi di autoregolamentazione come le macchine: persone come Trump e Salvini rischiano di buttarla giù da un dirupo. Potremmo stare vivendo gli ultimi sussulti della democrazia per come la conosciamo, e dobbiamo batterci per difenderla».

Una battaglia che negli Usa guarda alle prossime elezioni di Mid Term, sulle quali Moore dice di non sapere cosa aspettarsi «perché le persone sono disperate, specialmente dopo la nomina alla Corte Suprema di Kavanaugh». Ma come evidenzia nel suo film c’è anche un elettorato nuovo e diverso, che potrebbe fare la differenza: «Spero che milioni di giovani e donne decretino la fine di Trump». Moore spiega infatti che «ormai la maggioranza dell’elettorato in America è composto da giovani, donne e non bianchi. Questi sono gli ultimi giorni del dinosauro morente: l’uomo bianco che ha comandato dagli inizi della nostra storia» – e che come sottolinea il regista costituisce la grande maggioranza dei votanti del tycoon.

«Quella per cui Trump è stato votato dalla working class è una narrativa menzognera», dice Moore. «È stata Hillary a ottenere più voti tra i redditi bassi, mentre Trump ha trionfato fra chi guadagna dai 50.000 dollari l’anno in su. Ma soprattutto l’hanno votato gli uomini bianchi, il 64% del suo elettorato».
Sul palco della Festa di Roma il regista si diverte anche a scimmiottare il presidente americano, ma come aveva fatto per gli esponenti del governo gialloverde ammonisce gli spettatori: non sono persone di cui ridere. «I media sono fra i maggiori responsabili di ciò che è successo: per decenni la stampa ha amato Trump, era considerato divertimento da tabloid. Erano così innamorati e divertiti da lui che non l’hanno mai preso sul serio: mi ridevano in faccia quando dicevo che era un pericolo».