Ancora nuovi tagli in cambio di 7,4 miliardi di euro necessari a pagare vecchi prestiti in scadenza a luglio. Per questo ieri la Grecia ha scioperato contro il pacchetto di misure imposte dai creditori al governo di Alexis Tsipras per continuare a concedere il sostegno economico pattuito due anni fa e arrivare a un alleggerimento del debito.
Non sono mancati scontri a distanza tra manifestanti a volto coperto, che hanno lanciato molotov, e i poliziotti che hanno fatto uso di lacrimogeni. Un’auto è stata data alle fiamme, ma non si è arrivati alla tensione e alla violenza dei primi anni della crisi, quando tutta la zona intorno al parlamento era considerata off limits.

Lo sciopero è stato indetto, principalmente, contro il taglio delle pensioni che superano i 700 euro (per una media di circa il 9% dell’ammontare mensile), e l’abbassamento della soglia della no-tax area, che passa da 8.636 a 5.681 euro. Dopo estenuanti trattative, il governo di Syriza non è riuscito ad evitare nuove decurtazioni, ma l’ha spuntata per quel che riguarda la reintroduzione dei contratti collettivi di lavoro, a partire dall’autunno del 2018.

Tra i manifestanti, in piazza Klafthmònos, ieri, anche molti pensionati che, in moltissimi casi, rappresentano l’unico reale sostegno per figli e nipoti. Oltre al Gsee, il sindacato dei lavoratori del settore privato, e Adedi, degli impiegati del settore pubblico, per le vie di Atene ha manifestato anche il Pame, l’organizzazione sindacale del partito comunista greco Kke. Una protesta che ha visto anche l’adesione degli agenti scelti della polizia greca, anch’essi colpiti dai tagli. Saliti sul monte del Licabetto, hanno srotolato uno striscione, con cui chiedono al governo se sa «quanto costa la vita di un agente di polizia».

Alexis Tsipras e il suo governo sperano che questi tagli siano davvero gli ultimi di una lunga serie, iniziata e proseguita per troppo tempo prima della vittoria elettorale della sinistra ellenica. Il voto finale del parlamento sul nuovo pacchetto di misure è previsto per oggi in tarda serata. Tutti sperano, ora, che all’Eurogruppo del 22 maggio si riesca finalmente a raggiungere un accordo complessivo, che preveda anche una soluzione per il debito pubblico del paese.

Un alleggerimento, forse in forma di congelamento o riduzione degli interessi, che partirebbe comunque dopo la fine del programma di aiuti in essere, e cioè dopo l’estate dell’anno prossimo. Ma che darebbe il via libera alla partecipazione della Grecia al Quantitative Easing della Bce, permettendo al paese, in un futuro non troppo lontano, sia di tornare a finanziarsi sui mercati, sia di uscire dai Capital controls, in vigore da giugno 2015.

L’obiettivo primario, insomma, è stabilizzare l’economica. Da sottolineare, infine, che dalla discussione sulle misure economiche sono stati esclusi tutti i deputati neonazisti di Alba Dorata. L’ultima provocazione, infatti, è stata quella di Ilias Kassidiàris, deputato ed ex portavoce del partito, che due giorni fa, nell’aula del parlamento, ha preso a schiaffi Nikos Dendias, attuale portavoce del centrodestra di Nuova democrazia.