Si riaccende la guerra, mai davvero sopita tra Amazon di Jeff Bezos e Donald Trump. Il casus belli è la perdita, per Amazon, di un contratto di cloud computing militare da 10 miliardi di dollari che alla fine è stato assegnato a Microsoft.

Amazon è considerata la compagnia pioniera del progetto e ha citato in giudizio l’amministrazione Trump, sostenendo che il pregiudizio personale del presidente contro la società ha distrutto la sua offerta. Bezos è un oppositore di Trump sin dalla prima ora e, acquistato il Washington Post, testata molto contraria a The Donald, la sua figura da arcinemico del presidente si è ulteriormente rinforzata.

La decisione del giudice è attesa già questa settimana. Amazon ha chiesto la sospensione del lavoro di Microsoft mentre la causa fa il suo corso. Nella nota divulgata dalla società di Bezos si legge: «La domanda è se al presidente degli Stati uniti dovrebbe essere consentito di utilizzare il budget del dipartimento della difesa per perseguire i propri fini personali e politici».

La compagnia sta cercando ulteriori informazioni riguardo le dinamiche dell’accaduto prima e dopo l’ordine di Trump di fare a meno del suo lavoro. La denuncia cita un presunto commento del presidente risalente al 2018 in cui il tycoon aveva detto privatamente all’allora segretario alla difesa, Jim Mattis, di «rovinare Amazon» e tirarla fuori dal contratto.

L’esperto in diritto degli appalti della George Washington University, Steve Schooner, ha affermato che una deposizione giurata del presidente Trump sarebbe «chiaramente rilevante per le accuse alla base di questa causa», ma ciò non significa che ciò accadrà, anzi. Oltre a cercare la deposizione del tycoon, Amazon sta anche chiedendo a Mattis di deporre. Stessa richiesta sarà mossa all’attuale segretario alla difesa, Mark Esper.