Le risorse per i contratti del pubblico impiego, annunciate due sere fa dal governo in conferenza stampa a Palazzo Chigi, non hanno un preciso riscontro nel Def: sono pertanto «fumose» e il sindacato non le dà per acquisite. Sicuramente non le considera tali la Cgil, che ieri – dopo aver spulciato l’intero Documento di economia e finanza – ha chiesto al ministro Pier Carlo Padoan di «fare chiarezza». Ugualmente vaghi, secondo l’organizzazione guidata da Susanna Camusso, sarebbero gli impegni presi dall’esecutivo sull’assunzione dei precari.

«UN PASSAGGIO FUMOSO che non ci rassicura affatto. Se ieri, al nostro allarme sulle risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, il ministro dell’Economia Padoan aveva fornito rassicurazioni sul rispetto degli impegni assunti, oggi non fa lo stesso il Def», ha dichiarato in una nota la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino. Martedì, proprio mentre il Consiglio dei ministri era riunito per varare il provvedimento, la Fp insieme alla Flc Cgil (scuola, università e ricerca) aveva minacciato lo sciopero generale, chiedendo risorse fresche per i contratti.

A quel punto prima Padoan, e subito dopo la ministra della Funzione pubblica Marianna Madia, avevano rassicurato: e da Palazzo Chigi erano uscite delle quantificazioni, una sfilza di calcoli e tabelle, che sostanzialmente annunciavano lo stanziamento di 2,8 miliardi di euro per i contratti. Si spiegava che l’aumento medio garantito a ciascun lavoratore sarebbe arrivato così a 35,9 euro. Ancora lontani dagli 85 medi (per il triennio) concordati il 30 novembre scorso con i sindacati, ma comunque un passo avanti.

MA IL DEF NON RIPORTA, contesta la Funzione pubblica Cgil, questi calcoli così precisi e dettagliati: al posto delle cifre annunciate in conferenza stampa ci sono due frasi, piuttosto criptiche e in stile burocratese, che prefigurano genericamente future decisioni.

QUINDI, A DIRLA TUTTA, a questo punto non sarebbe ancora assicurato neanche lo step dei 35,9 euro, riportando il contatore quasi a zero: vanno sempre ricordati gli 8 euro acquisiti all’inizio della trattativa, nel 2015, dopo la sentenza della Corte costituzionale che invitava rinnovare i contratti fermi dal 2009. Aumento «pizza» allora rimandato al mittente (il premier era Matteo Renzi) perché evidentemente insufficiente.

Ecco le frasi (tratte dal Def, sezione II: Conto economico delle Amministrazioni pubbliche, pagina 29): «Si sottolinea comunque che l’indicazione delle risorse “aggiuntive” a politiche invariate ha carattere meramente indicativo e prescinde da qualsiasi considerazione di politica economica. Si rammenta, a titolo esemplificativo, l’accordo sottoscritto di recente da Governo e parti sociali in materia di relazioni sindacali nel settore pubblico, riforma della pubblica amministrazione e rinnovo contrattuale dei dipendenti pubblici».

«L’individuazione degli interventi che il Governo riterrà opportuno attuare, – continua il Documento di economia e finanza – sia nella dimensione che nei settori economico-sociali ritenuti meritevoli di attenzione dovrà, infatti, essere oggetto di una specifica valutazione anche ai fini della verifica rispetto agli obiettivi programmatici di finanza pubblica». Il Def cita insomma l’accordo con i sindacati del 30 novembre scorso (quello che appunto impegnava il governo Renzi a un aumento mdio di 85 euro) ma non dettaglia ulteriormente, rinviando a una futura e vaga «specifica valutazione».

DA QUI L’ALLARME della Cgil. Nel documento, dice ancora Sorrentino, «sono scritte cose vaghe quando al contrario i contratti si fondano su certezze. Quelle stesse certezze messe nero su bianco con l’accordo del 30 novembre scorso, sottoscritto tra governo e sindacati per l’avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblici, e che il ministro dell’Economia non ha il potere unilaterale di mettere in discussione».

COSÌ COME, PROSEGUE la segretaria Fp Cgil, «per quanto riguarda la stabilizzazione dei precari, questione affrontata sempre nell’accordo di novembre, bisogna rilevare che la vicenda non troverà soluzione soltanto con le norme sul Testo unico in discussione in Parlamento ma che ci sarà bisogno di un finanziamento specifico e aggiuntivo oltre quello relativo alle risorse per i contratti. Ed è per queste ragioni che va chiarito e tradotto cosa vuol dire in termini di impegni quanto scritto nel Def».

Anche secondo la Cisl «nel Def, ad oggi, abbiamo risorse economiche non sufficienti a coprire i rinnovi contrattuali del settore pubblico». Quindi si invita il governo al confronto. Più cauta la Uil che invece dà credito agli annunci di Padoan sui 2,8 miliardi stanziati.