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Contrastiamo la politica di odio contro gli animali

Contrastiamo la politica di odio contro gli animali

Con un solo colpo del suo fucile da caccia, il 31 agosto Andrea Leombruni, cinquantaseienne di San Benedetto dei Marsi, ha messo fine alla vita di Amarena, l’orsa «forte e […]

Pubblicato circa un anno faEdizione del 14 settembre 2023

Con un solo colpo del suo fucile da caccia, il 31 agosto Andrea Leombruni, cinquantaseienne di San Benedetto dei Marsi, ha messo fine alla vita di Amarena, l’orsa «forte e gentile», nota per aver partorito nel 2020 quattro cuccioli. Uno di questi era diventato a suo volta famoso con il nome di Juan Carrito, prima di morire a gennaio travolto da un’auto lungo la strada statale 17 nell’aquilano.

È stata così uccisa una delle femmine più prolifiche di orso bruno marsicano che, con i 60 individui rimasti nell’Appennino centrale, rappresenta la specie di orso più a rischio del continente europeo. Con il suo gesto, il responsabile non solo ha ucciso Amarena, ma ha anche messo a serio rischio i suoi due cuccioli dell’anno di circa otto mesi. In tutta Italia è stata fortissima l’emozione per questa uccisione senza giustificazione: Amarena, infatti, non era mai stata aggressiva verso l’uomo e i danni materiali che provocava venivano rapidamente indennizzati. E così in migliaia, rispondendo all’appello del WWF Italia e di tante altre associazioni, domenica scorsa si sono ritrovati a Pescina, paese dove Amarena era stata avvistata più volte. Una manifestazione pacifica che ha voluto ribadire come questo gesto non sia altro che l’ennesimo atto di una campagna di terrore che negli ultimi anni è stata scatenata contro la fauna italiana.

La magistratura avrà il compito di punire il colpevole, ma è indubbio che vi sono anche altre responsabilità, non meno gravi: da tempo alcuni settori del mondo politico, venatorio e agricolo, amplificati da media interessati ad un becero sensazionalismo, alimentano in maniera irresponsabile un sentimento di paura al fine di giustificare, o promuovere, l’uso delle armi contro specie protette. La gestione faunistica rappresenta ormai il terreno di promesse elettorali e la sudditanza di tanti partiti nei confronti dell’associazionismo venatorio e della componente più arretrata del mondo agricolo (oltre che della lobby dei produttori d’armi) sta raggiungendo livelli mai visti. E così, nel totale silenzio del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, non passa giorno che il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida non prometta una vera e propria deregulation venatoria che, oltre a danneggiare la fauna italiana, espone il nostro Paese alle procedure di infrazione da parte dell’Unione Europea. A tutto questo va contrapposta un’azione forte, anche perché alle maggioranze parlamentari che cercano di distruggere le conquiste degli ultimi decenni in tema di difesa della fauna non corrisponde una maggioranza nel Paese. È ora di contrastare tali politiche caratterizzate da un odio che finisce per alimentare gli atti di crudeltà a danno degli animali. Si devono inasprire le pene per coloro che si macchiano di reati contro gli animali e contro il patrimonio naturale del nostro Paese, perché non è possibile che chi uccide un animale protetto come l’orso rischi poco più di una multa. Al contempo vanno rafforzate le misure gestionali tese a garantire la coesistenza tra le attività umane e le specie selvatiche, attraverso la diffusione di conoscenza, buone pratiche di comportamento, strumenti di prevenzione e indennizzo dei danni.

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