Contrappunti alla pedagogia sovietica: l’amara parodia di Aleksej Ivanov
Andrej Remnev dal ciclo «The Face of a Natural Force», 2020
Alias Domenica

Contrappunti alla pedagogia sovietica: l’amara parodia di Aleksej Ivanov

Scrittori russi «Il geografo si è bevuto il mappamondo», da Voland
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 19 giugno 2022

«So che non si può insegnare nulla. Si può essere da esempio e chi vuole, imparerà per imitazione. In ogni caso, sconsiglio a chiunque di imitare me»: queste parole, che suonano come la presa di coscienza di un fallimento, pronunciate da Viktor Služkin, l’atipico insegnante protagonista del romanzo di Aleksej Ivanov, Il geografo si è bevuto il mappamondo (traduzione di Anna Zafesova, Voland, pp. 416 € 20,00), esprimono l’orientamento non solo pedagogico e letterario dello scrittore.

Lontano dal modello di Makarenko e del suo Poema pedagogico, pur essendo sostanzialmente un romanzo di formazione, Il geografo non è un’opera canonica del genere, bensì un’originale parodia delle dottrine pedagogiche sovietiche e dei romanzi del realismo socialista.

Il protagonista, un biologo disoccupato, ottiene un posto da insegnante di geografia in una disastrata scuola di Perm’, un motivo chiaramente autobiografico. Aleksej Ivanov, insegnante di storia dell’arte, ha debuttato come scrittore con un racconto fantastico nel 1990, e ha raggiunto il successo nel 1995 con questo romanzo che attirò l’attenzione di pubblico e critica e che nel 2013 è stato adattato per il cinema dal regista Aleksandr Veledinskij.

Per la prima volta, un’opera letteraria focalizzava l’attenzione sulla difficile situazione scolastica nella provincia russa, assegnando a Mosca il ruolo di capitale vampira che succhia ricchezze e energie al resto del paese. Un concetto questo che traspare in molte interviste di Ivanov, strenuo difensore dell’arte della regione di Perm’, in aperta polemica con le autorità locali per la nomina di un famoso gallerista moscovita alla direzione del Museo di arte contemporanea.

Il geografo racconta la storia del ventottenne Viktor Služkin, oppresso dalla mancanza di soldi, da una moglie bisbetica, da alunni maleducati e arroganti, che si sforza di vivere con sincerità, senza nascondere le proprie manchevolezze e senza dare lezioni morali. Il suo guardare con disincantata ironia il mondo che lo circonda, nonostante la sua evidente crisi esistenziale, lo rende però un oggetto strano, incomprensibile per chi gli sta accanto.
Il romanzo è pieno di citazioni e di «marcatori letterari»: sia le opere dei classici russi sia le canzoni popolari negli anni ’90 diventano oggetto della parodia di Ivanov. Dunque, la storia dell’amicizia-rivalità tra Služkin e il suo ex compagno di scuola Budkin (che diventa l’amante di sua moglie) serve come un ricordo ironico di Lenskij e Onegin, e così anche il classico tema dell’uomo «superfluo» che non si adatta alla realtà del suo tempo, e attraversa l’intero romanzo.

Le scene della discesa lungo il fiume a bordo di un primitivo catamarano sono realizzate con riferimenti ai bozzetti paesaggistici di Bunin, Turgenev e Tolstoj, e allo stesso tempo, rivelano quale sia la particolare percezione del paesaggio da parte dell’autore.
La chiave del romanzo non è tanto la geografia, la materia insegnata dal protagonista, quanto il «sordomutismo» (nel primo capitolo, il protagonista si finge sordomuto), vale a dire l’incapacità di ascolto reciproco che contraddistingue tutti i personaggi. Nel suo desiderio di «vivere senza falsità, senza ipocrisie», Služkin viene frainteso dai suoi colleghi: alla fine dell’anno scolastico lascerà la scuola; ora si apre davanti a lui un «luminoso e radioso deserto di solitudine».

Tuttavia, il libro, nonostante il triste finale, si rivela pieno di calore, e le immagini dei personaggi, dal geografo ai rappresentanti del suo «Sonderkommando», come si autodefinisce il gruppo degli alunni, lasciano una sensazione di vita reale, fuori degli schemi. L’insegnante di geografia che non sa insegnare e non sa leggere le carte geografiche, organizza con i suoi alunni un’escursione fluviale da Perm’ a Mežen’, che risulterà essere per tutti una prova di sopravvivenza, reale e simbolica.

Passando accanto ai fantasmi della propria esistenza e della Russia sovietica (raggiungeranno anche i resti di un campo di prigionia per dissidenti), insegnante e alunni faranno un viaggio di consapevolezza attraverso conflitti generazionali, crisi individuali e collettive.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento