La principale fonte di ingresso di valuta per Cuba non è il turismo. Bensì la cooperazione internazionale con gli altri paesi del cosiddetto Terzomondo. Cuba infatti esporta medici, infermieri, ingegneri, architetti, tecnici in genere con appositi contratti di cooperazione insieme ai propri prodotti farmaceutici. Basti ricordare le migliaia di cubani cacciati nei mesi scorsi dal nuovo presidente di estrema destra brasiliano Bolsonaro a scapito della rete sanitaria carioca che ora si ritrova in ginocchio.
Cuba si è sempre pensata – questa è una delle sue peculiarità – come il luogo di produzione di «cervelli» e professionalità utili alla causa di emancipazione dei paesi arretrati: una sorta di avamposto culturale e scientifico. Era una delle idee-forza di Fidel Castro.

NELLA PUR RICCA bibliografia in italiano su Cuba mancava un testo che ci raccontasse in modo non propagandistico, ricco di dettagli e notizie il percorso seguito da medicina e scienza in questa isola dei Caraibi. Angelo Baracca, fisico di chiara fama, e Rosella Franconi, ricercatrice presso l’Enea, colmano il vuoto con il loro Cuba: medicina, scienza e rivoluzione 1959-2014, pp. 303, edizioni Zambon, euro 15). Il testo è frutto di una ricerca sul campo durata anni e dello scambio proficuo con colleghi e ricercatori cubani, più la consulenza dell’italoargentino Pablo Amati, luminare della genetica e membro onorario dell’Accademia cubana delle scienze, che ha collaborato con la rivoluzione fin dai primi passi.

NUMERI E STATISTICHE a volte valgono più di tanti discorsi. L’isola ha primati di cui fregiarsi in campo sanitario, culturale e scientifico. Per riconoscimento unanime della comunità internazionale, una delle principali conquiste della rivoluzione del 1959 è il sistema sanitario pubblico che colloca Cuba ai primi posti nella classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra i tanti record: 1 medico ogni 170 abitanti, un dato che non ha eguali in nessun altro paese del Terzo mondo. La medicina cubana privilegia inoltre la prevenzione. Per questo, è stato istituito nel 1984 il sistema di salute che ha al centro la figura del «medico di famiglia». Policlinici sono presenti in ogni municipio cubano. Anche la speranza di vita – attestatasi oltre i 75 anni – non ha eguali in altri paesi del Terzomondo. La mortalità infantile è stata ridotta a percentuali di tipo europeo: 5 casi su mille. Questo dato colloca Cuba al secondo posto nella graduatoria dei paesi delle Americhe: dopo il Canada e, incredibilmente, prima degli Stati uniti. Nell’isola si praticano interventi chirurgici di tutti i tipi, compresi i trapianti di organi.

Sono impressionanti altri dati della medicina cubana: oltre 60 mila medici (nel 1959 erano 6 mila e la metà decise di lasciare l’isola), 281 ospedali, 442 policlinici, 169 cliniche odontoiatriche, centinaia di pronto soccorso e di guardie mediche nelle zone rurali. Cosa c’è dietro questo boom scientifico cubano è narrato con passione, periodizzazione storiografica, cognizione delle specificità cubane da Baracca e Franconi che non mancano di annotare che il passaggio dal colonialismo spagnolo all’egemonia statunitense ha avuto l’effetto come tratto positivo di modernizzare economia e società dell’isola in campo scientifico.

IN VIA DI SVILUPPO costante è pure l’industria farmaceutica che produce interferone (la proteina generata spontaneamente dall’organismo umano come difesa nei confronti di batteri e virus), melagenina, vaccini contro la meningite B (scoperti da Concepción Campa, direttrice dell’Istituto Finlay a L’Avana) che vengono usati in molti paesi latinoamericani, sistemi di rapida diagnosi del virus Hiv dell’Aids (Recvith), un farmaco denominato Ppg che tiene sotto controllo il colesterolo e un altro che combatte la meningite da meningococco, protesi meccaniche, vaccini. Pure la ricerca è all’avanguardia con il Polo scientifico, di cui fanno parte l’Istituto Finlay che indaga sulle malattie infettive, il Centro d’ingegneria genetica e biotecnologia, il Centro di Immunotest, il Centro nazionale di ricerche scientifiche. Grazie alle infrastrutture di base, Cuba sta sviluppando il turismo della salute.

IN VIRTÙ DEL POTENZIALE scientifico accumulato, l’isola ha potuto sviluppare pure il settore delle biotecnologie orientandolo verso industria farmaceutica, agricoltura e allevamento di bestiame. Il vanto di questo settore è il Centro d’ingegneria genetica e di biotecnologia dell’Avana inaugurato nel 1986. Di notevole interesse anche il Centro di immunologia molecolare, dove si producono anticorpi monoclonali e si sperimentano vaccini contro il cancro (Cuba detiene il brevetto di un vaccino antitumorale quando sono colpiti i polmoni). Tutti questi esperimenti si svolgono presso il Centro di immunologia molecolare (Cim).

BARACCA E FRANCONI annotano che l’impulso decisivo, a fare della scienza un settore centrale della sempre precaria economia cubana è avvenuto paradossalmente nel corso del «periodo speciale» seguito all’eclissi del «socialismo reale», quando i problemi di autonomia da Mosca e di uno specifico modello di sviluppo sono diventati impellenti.
Le radici stavano però nelle scelte degli anni 70 e 80. Tutto ciò fa parte del «miracolo» e delle contraddizioni cubane: alti livelli tecnici e scientifici mentre negli ospedali spesso mancano medicine e fili di sutura. Sono le due facce di Cuba. Nonostante queste difficoltà e l’embargo degli Stati uniti, nel 1999 è stata inaugurata la Scuola di medicina latinoamerica dove studiano centinaia di giovani dei paesi latinoamericani.