La forza europea “Takuba”, un gruppo di forze speciali europee sarà operativa a partire da oggi «con un centinaio di soldati estoni e francesi», come ha reso noto ieri la ministra francese della Difesa, Florence Parly. Per aiutare gli eserciti saheliani a ottenere maggiore autonomia, ha riferito la ministra, «la Francia lancia la Task Force Takuba composta da unità miste saheliane ed europee che avranno il compito di addestrare le forze militari locali e che andranno insieme in combattimento in Mali, Burkina Faso e Niger.

Si comincia quindi con un centinaio di soldati estoni e francesi che opereranno sul terreno insieme alla forze maliane. «In ottobre – ha dichiarato la ministra in un’intervista al quotidiano la Croix – arriverà un secondo contingente formato da una sessantina di membri delle forze speciali ceche. Poi a gennaio un terzo, con 150 svedesi. Anche 200 militari italiani – ha aggiunto Parly – si uniranno al più presto alla Task Force».

Il Decreto missioni internazionali, approvato in questi giorni al senato, conferma la partecipazione italiana alla Task Force Takuba con mandato di «consulenza, assistenza e addestramento delle forze armate locali, al mantenimento della sicurezza e alle operazioni di contrasto al terrorismo», con l’obiettivo di rafforzare la presenza politico-militare italiana in una delle aree cruciali per il transito dei flussi migratori diretti verso il Mediterraneo.

Negli ultimi mesi, l’esercito francese e i suoi partner locali hanno moltiplicato le offensive nel Sahel per invertire l’equilibrio delle forze sul terreno, ma «l’indebolimento dei gruppi terroristici li porta a reclutare bambini» ha affermato la ministra francese, che denuncia l’uso da parte dei jihadisti di «bambini-soldato, indottrinati e addestrati».

«Può accadere, nonostante tutte le precauzioni prese, che alcuni siano feriti o uccisi durante i combattimenti, lo abbiamo visto in questi mesi – ha continuato Parly – è importante denunciarlo ed esserne pienamente consapevoli perché è un fenomeno molto complicato da prevenire e gestire per i nostri soldati». La violenza jihadista, mista a conflitti tra comunità, ha ucciso 4.000 persone in Mali, Niger e Burkina Faso l’anno scorso, cinque volte di più rispetto al 2016 secondo le Nazioni Unite.