Nessuna tregua, se non di facciata. Giuseppe Conte vuole battere in breccia e chiudere la partita con Matteo Renzi subito, convinto com’è che il leader di Italia viva non smetterà di logorare e tenere al palo il governo fino a che non avrà ottenuto proprio la testa di «Giuseppi».

Il premier si muove su tre fronti. In mattinata sale al Colle ed è proprio palazzo Chigi a farlo sapere: un modo chiaro per segnalare che il capo del governo gode della piena copertura del Quirinale. Qualche ora più tardi le classiche e anonime «fonti» di palazzo Chigi fanno circolare un messaggio più esplicito e bellicoso di come non si potrebbe. Viene ribadita la richiesta di «chiarimento»: è ora che Renzi decida se vuole «lavorare o logorare» e anche la pazienza di Conte nei confronti anche solo delle esternazioni del leader di Iv è quasi esaurita. Inoltre si accusa esplicitamente Renzi di voler fare col premier quel che ha già fatto con Enrico Letta.

Il terzo fronte è quello decisivo. Il presidente del consiglio sta cercando di chiamare a raccolta il drappello di «responsabili» che dovrebbe permettergli di andare avanti anche senza Renzi, alcuni dei quali, va da sé, dovrebbero provenire proprio dalle file renziane. Se ci riuscirà la partita sarà chiusa anche senza bisogno di clamore: senza la possibilità di decidere sulla vita o sulla morte del governo, il ragazzo di Rignano dovrà abbassare le penne e in caso contrario non ci vorrà molto perché sia messo alla porta.

Non è una strada facile però. I «responsabili», al Senato, probabilmente si troverebbero ma per il Pd non è facile accettare una maggioranza che somiglierebbe sempre più a quella che nel 2006-2008 portò all’indimenticato disastro del secondo governo Prodi. Lo stesso presidente Mattarella, pur avendo detto a Conte di «fare come crede», non si augura certo di trovarsi con una maggioranza fatta di coriandoli, tanto più con l’incognita Movimento 5 Stelle che continua a ipotecare tutto.

Ma il rischio per Renzi c’è davvero. Nei prossimi giorni starà quindi a lui decidere se fermarsi, magari solo per rinviare lo scontro, o proseguire sulla strada che ha imboccato e che non prevede altro esito se non la fine del governo Conte 2. Sostituito, almeno nei progetti renziani, da un altro governo e non certo dall’apertura delle urne.
Cosa farà ora Italia viva al momento è incerto, ma di sicuro le mosse di ieri del presidente del consiglio dicono che Conte non intende affrontare la prossima fase del governo in una condizione che la renderebbe identica a quella precedente: paralizzata e immobile soprattutto sul fronte decisivo della politica economica.