Con la legge di bilancio che arriva in aula per le battute finali, nel Movimento 5 Stelle si apre ufficialmente il percorso che condurrà all’elezione del presidente della Repubblica. Giuseppe Conte sa che la partita è delicata soprattutto sul fronte interno, deve dare prova di affidabilità e mostrare di controllare i suoi grandi elettori. E quindi ha riunito i cinque vicepresidenti del Movimento 5 Stelle e la delegazione al governo. Assente (giustificato) Luigi Di Maio, che si trova in missione in Tunisia e che sta giocando le sue carte e tessendo le sue reti anche in chiave Quirinale.

Siccome la rosa è ancora da sfogliare, i 5 Stelle pongono per adesso un solo veto esplicito: non voteranno mai Silvio Berlusconi. Tuttavia, sanno che non potranno esimersi di prendere in considerazione qualsiasi altro nome che verrà proposto dal centrodestra, purché risponda all’identikit di persona «di alto valore morale, in grado di garantire l’unità nazionale», come ha detto il capo politico nei giorni scorsi.

Ieri, intanto, la vicepresidente del Senato (e vice di Conte) Paola Taverna ha ribadito l’idea che aveva proposto qualche settimana fa e che nelle ore scorse è trapelata come iniziativa di tutto il vertice grillini: quella di una candidata donna. «Il prossimo capo dello Stato deve avere un ruolo di garante ed essere di altissimo profilo, non vedo perché non possa essere una donna – dice Taverna – Credo che l’Italia sia finalmente matura per questa rivoluzione».

Evocare questo scenario per il momento serve al M5S per smarcarsi dalla figura di Mario Draghi, ritenuto ingombrante per gli equilibri futuri. Mossa che non si sovrappone del tutto ma in qualche modo trova una sponda nelle parole di Goffredo Bettini, che per il Quirinale ha proposto un politico a tutto tondo idoneo a condurre il paese fuori dall’emergenza e riportare a uno schema in cui centrodestra e centrosinistra smettano di governare insieme e si contendano la maggioranza in parlamento. È una prospettiva, questa, che forse non è in cima ai pensieri di Beppe Grillo e Luigi Di Maio, ma di sicuro è considerata fondamentale da Conte, che non ha mai smesso di aspirare a un M5S che diventi la prima forza della coalizione e dunque ne esprima il leader.

Di certo c’è che il trasloco al Quirinale di Draghi viene percepito come un rischio per il proseguimento della legislatura. Lo conferma il deputato e presidente della Commissione politiche Ue Sergio Battelli: «Il premier è una chiave di volta, senza di lui rischia di crollare tutto – spiega Battelli – Una figura diversa avrebbe bisogno di un processo che andrebbe strutturato insieme ai gruppi parlamentari e all’attuale maggioranza. E non credo si possa negare il fatto che, se Draghi decidesse di uscire dalla partita di Palazzo Chigi, sarebbe un serio problema per la tenuta della maggioranza».