«C’è un aspetto dell’Italia che apprezzo continuamente: è la capacità di tanti, tantissimi italiani di aiutare quelli che sono in difficoltà, di esprimere solidarietà, di aiutarsi vicendevolmente». Parlando ieri ad alcuni studenti, Sergio Mattarella non nomina mai la nave SeaWatch, ma il riferimento è chiarissimo. Come del resto risaputo è l’interesse con cui dal Quirinale si guarda all’ennesimo caso di una nave carica di migranti alla quale viene negato l’accesso in un porto italiano e la possibilità di far sbarcare quanti si trovano a bordo.

DIFFICILE CAPIRE se anche questa volta, come avvenne con il caso della nave Diciotti, dal Colle sia partita una telefonata diretta al premier Giuseppe Conte per invitarlo a sbloccare velocemente la situazione. Di sicuro la nota che a sera esce da palazzo Chigi sembra andare in direzione decisamente contraria da quella auspicata dal presidente della Repubblica. Poche righe che, dopo giorni di silenzio del premier sulla vicenda – sposano di fatto la linea dura del Viminale: «Si conferma la temeraria condotta della SeaWatch che, in condizioni di mare mosso, anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo», fa sapere la presidenza del consiglio. Che si dice pronto a organizzare «un corridoio umanitario» verso l’Olanda e annuncia un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché l’Olanda, paese di bandiera della SeaWatch 3, venga riconosciuta come responsabile dei 47 migranti tratti in salvo dalla ong tedesca.

Tutti segnali che – salvo improbabili colpi di scena – fanno capire che forse mai come oggi si sia stati lontani da una soluzione. E questo a chiusura di una giornata in cui il Viminale ha dovuto registrare più un punto contro la sua strategia di attacco alle ong. A partire dalla presa di posizione del pm di Siracusa, Fabio Scavone, che con poche parole smonta, almeno per ora, gli «elementi concreti» con cui il leader leghista ha costruito il suo teorema accusatorio svelando le presunte irregolarità compiute dalla nave della ong tedesca nelle ore successive al salvataggio dei 47 migranti avvenuto ormai dieci giorni fa al largo della Libia. Il comandante della SeaWatch 3, dice infatti Scavone, «non ha commesso alcun reato» e l’ipotesi di sequestro della nave, avanzata dal vicepremier Luigi Di Maio, «non è stata neppure presa in considerazione».

ALLE SUE CONCLUSIONI il magistrato arriva dopo aver esaminato le relazioni fornite dall’equipaggio della SeaWatch3. E su un punto in particolare, relativo alle motivazioni che hanno spinto il capitano della nave a non dirigersi in Tunisia puntando invece verso l’Italia, non sembra avere dubbi: «Ha scelto quella che appariva come la rotta più sicura in quel momento», spiega.

PRIMA DEL PM SICILIANO era stata la stessa SeaWatch ieri a replicare alle accuse provenienti da membri del governo, ricostruendo i passaggi del viaggio. «Vogliamo chiarire in tutta trasparenza», ha detto la portavoce della ong, Giorgia Linardi. Alle 14,35 del 23 gennaio, quattro giorni dopo il salvataggio dei 47 migranti, la nave riceve l’indicazione dell’arrivo di una forte perturbazione e prende contattato con Jmrcc olandese, che coordina la Guardia costiera di quel paese, chiedendo indicazioni per recarsi in un porto di rifugio a Malta o in Italia. Alle 16,55 la sala di controllo di Roma (Mrcc) sconsiglia di recarsi a Lampedusa perché, spiega Linardi, «non era u porto sicuro a causa del ciclone che si stava per abbattere sul Mediterraneo».
A quel punto l’Olanda ha avvertito l’ong che avrebbe valutato la possibilità di chiedere alla Tunisia un porto nel quale far rifugiare la nave «senza però ricevere mai una risposta», ha spiegato la ong. Motivo per il quale il comandante ha deciso di puntare la prua verso nord, in direzione dell’Italia, «in quanto era la rotta meno vessatoria per le persone a bordo visto il peggioramento delle condizioni meteo».
Nelle prossime ore dovrebbero arrivare le informative della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza, nel frattempo il fascicolo aperto dalla procura resta senza indagati. Anche per quanto riguarda l’altro reato ipotizzato, relativo al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: «Si tratta di di una valutazione della procura di Catania, che quindi non è di competenza mia. Allo stato io non ho ravvisato questa ipotesi», ha spiegato Scavone.

INTANTO LO SCONTRO tra Salvini e quanti intendono mostrare solidarietà alla SeaWatch con i suoi migranti prosegue, ma anche in questo caso segna un punto contro il leghista. Un’ordinanza del prefetto di Siracusa ha vietato a qualunque mezzo di avvicinarsi a meno di mezzo miglio dalla nave, misura che avrebbe dovuto impedire nuovi «blitz» a bordo come quello compiuto domenica dai tre parlamentare Magi (+Europa), Prestigiacomo (Forza Italia) e Fratoianni (LeU). Il divieto però non ha impedito ai parlamentari del Pd Maurizio Martina e Matteo Orfini di raggiungere la nave per rendersi contro dell condizioni fisiche e psicologiche dei migranti. Una volta a terra i due – secondo quanto denunciato da Orfini – sono stati denunciati.