«Rappresentiamo ancora una volta la parte di paese che vuole il cambiamento», dice il reggente Vito Crimi, passando il testimone del comando a «una persona che vuole il bene del paese ma anche il bene del M5S». In questo modo avviene il passaggio di testimone con Giuseppe Conte. Il quale per prima cosa invita i convenuti a essere orgogliosi di quanto fatto, «nonostante errori ed ingenuità» per aver costruito un paese «più civile, più verde e più solidale». Conte rivendica il lavoro svolto da presidente del consiglio e disegna il percorso che lo ha portato al vertice del M5S a partire da quel «Io ci sono, io ci sarò» che pronunciò uscendo da Palazzo Chigi.

È LA PRIMA VOLTA che un’assemblea dei parlamentari grillini (allargata a consiglieri regionali e parlamentari europei: tutti soggetti sul quale pende il limite dei due mandati) viene diffusa almeno in parte in chiaro, resa disponibile sui canali social del Movimento 5 Stelle e dello stesso Conte. È un segnale di apertura che rappresenta anche l’esigenza da parte del nuovo leader di stabilire una connessione digitale con la sua base, per certi versi bypassando quel corpaccione intermedio degli eletti che per inerzia e in mancanza di altri organismi rappresentativi è diventato il parlamentino interno al quale rendere conto. Fu questa platea a costringere un recalcitrante Luigi Di Maio all’accordo col Pd per il Conte bis ed è in questa arena che le spaccature sul governo Draghi hanno reso palese per la prima volta il ruolo di Conte («Non possiamo voltare le spalle al paese», dice di nuovo a proposito della fiducia all’ex presidente Bce) e certificato il ritorno da king maker di Beppe Grillo.

LA CONGIUNZIONE astrale tra i due, Conte e Grillo, rappresenta l’asse sul quale si muoverà il M5S. Da una parte c’è la transizione ecologica, la formula che coniuga il ritorno alle origini ambientaliste e gli investimenti della green economy attraverso la quale Grillo pensa di poter tenere insieme pragmatismo moderato e il radicalismo dei massimi sistemi sulla sopravvivenza del pianeta e l’approdo alla nuova era dell’innovazione sostenibile. Dall’altro la figura stessa di Conte, abilmente rivenduta come quella del negoziatore coll’Europa della pioggia di miliardi a fondo perduto. Sta in questa alchimia l’ossimorico «populismo gentile» di Conte, insieme al riferimento alla «gente semplice» alla quale secondo il leader bisogna rivolgersi per ritrovare i consensi perduti e dice «allargare l’orizzonte ideale». Posiziona il M5S nel centrosinistra ma sa che gran parte dei voti sono finiti dalle parti della Lega. Dice che bisogna riscrivere lo Statuto dei lavoratori ma anche fissare una «Carta dei diritti degli imprenditori» .

CONTE HA SCELTO di accelerare. Avrebbe voluto prendersi ancora qualche giorno, lasciando decantare le questioni in sospeso, con un pacchetto completo da presentare ai colonnelli grillini che sanno benissimo che l’ex presidente è l’unica carta per far sopravvivere il M5S. Solo che l’attesa stava diventando pericolosa: l’attivismo di Davide Casaleggio imbriglia sempre più i 5 Stelle e Rousseau, le correnti interne proliferano, le accelerazioni di Grillo verso il nuovo soggetto creano spaesamento. Una massa di eletti deve ancora iniziare a fare i conti con l’idea che tra qualche anno non siederà più in parlamento (la doppia tagliola della riduzione dei seggi e del tetto del doppio mandato sarà inesorabile) e Conte ha bisogno di dettare la linea, ammortizzare le scosse di assestamento. Conte parla di «un nuovo assetto interno» che eviti «i limiti della forma partito tradizionale» ma «senza correnti» grazie agli strumenti digitali.

LA DISCUSSIONE prosegue fino a tarda serata. È difficile mettere un punto definito sui temi sensibili, quello dei due mandati e il rapporto con Rousseau. Di certo nelle ultime due settimane le prospettive paiono essersi rovesciate. Si parla di mediazione sul tema della piattaforma e di rigidità sulla scadenza degli eletti. «La democrazia digitale resterà un punto fermo», dice Conte anche se poi specifica: «La tecnologia non è neutra: chi governa i processi ha un peso, il che richiede massima trasparenza».