«Mario Draghi viene tirato per la giacca invano». Giuseppe Conte torna a parlare dopo un lungo silenzio estivo. Nel primo compleanno del suo secondo governo, il premier cerca di spazzare via le nuvole che si sono addensate sulla sua permanenza a palazzo Chigi. «Draghi è un eccellenza dell’Italia, non lo vedo come un rivale. Lo incontrai per sondare la sua disponibilità a fare il presidente della Commissione europea. Mi rispose che era stanco e voleva riposare», racconta dalla festa del Fatto quotidiano in Versilia. E se le regionali dovessero andare male per la maggioranza? «Non ci saranno conseguenze per il governo. Ci mancherebbe, noi lavoriamo alla ricostruzione e non possiamo interrompere questo compito».

Il suo appello al M5S a fare alleanze locali, pochi giorni fa, è caduto nel vuoto. E con una coalizione che si presenta «in ordine sparso», sarà una «lotta impari» contro il centrodestra unito in tutte le regioni. Lui, comunque, del suo appello non si pente. Anzi. «Continuerò a insistere, anche se stavolta non è riuscito. Ma la direzione di marcia deve essere quella, al tavolo ci si siede, anche perché al governo lavoriamo sempre meglio insieme».

CONTE PROVA dunque a blindarsi. Consapevole che il tentativo di disarcionarlo è in atto. «La tentazione ci può essere, lo sento, non vivo nell’Iperuranio: di fronte a 209 miliardi da spendere, una somma incredibile, mai vista neppure nel Dopoguerra, ci sono potentati che vorrebbero suggerire come spenderli. Ma io non incontro esponenti di lobby», mette in chiaro il premier, desideroso di rassicurare tutti i partner della coalizione. Al M5S manda un segnale sul referendum: «Voterò Sì, con il taglio non sarà pregiudicata la funzionalità delle Camere, anzi i nuovi eletti avranno più peso e sentiranno di più la responsabilità del loro incarico». E ancora: «Per scegliere i parlamentari mi piace il sistema delle preferenze». A Zingaretti dice che «presto sarà approvata la nuova legge elettorale frutto dell’accordo di maggioranza». Matteo Renzi viene blandito dicendo che «la sfiducia costruttiva sul modello tedesco mi piace molto».

IL MESSAGGIO POLITICO è che il Conte bis, a differenza del governo con Salvini, «non si basa su un contratto, ma su un programma molto più omogeneo e strategico. Lo sento molto più mio». Un messaggio, inatteso, parte in direzione Quirinale: «Il presidente Mattarella sta interpretando il suo ruolo in modo impeccabile. Se ci fossero le condizioni, anche dal suo punto vista, per accettare un secondo mandato, lo vedrei benissimo».
«Dobbiamo ripartire, pensare a crescere e risolvere i nodi strutturali, non possiamo tornare a prima della crisi», spiega Conte nel pomeriggio dal Forum Ambrosetti di Cernobbio. «Reinventare il Paese non tornare alla normalità». Conte prova a rassicurare il mondo economico: «Non ci sarà più un lockdown generalizzato, nel caso solo interventi mirati. I rilevanti costi sociali ed economici vissuti negli ultimi mesi ritengo che siano alle nostre spalle». E ancora: «Già l’Istat certifica che nel secondo trimestre c’è stata una caduta ma inferiore ad altri Paesi. L’Italia ha perso il 17,7% di Pil ma Francia e Spagna di più. Si intravedono segnali di fiducia nella nostra economia».

IL PREMIER RICORDA le settimane durissime del Covid: «Abbiamo affrontato una crisi e una pesantissima emergenza sanitaria che si è tramutata in emergenza economica e sociale. Ho temuto per l’ordine pubblico e la tenuta della società, non sapevamo cosa sarebbe successo. Ne siamo usciti grazie allo sforzo degli italiani che sono stati molto disciplinati».
Sul tavolo di Cernobbio il premier squaderna i capitoli dei prossimi mesi di lavoro, a partire dalla riforma del fisco e degli ammortizzatori sociali. «Non chiederemo soldi europei per tagliare le tasse». In occasione del primo anniversario del governo, anche Di Maio traccia un bilancio positivo: «Sono tante le sfide che ancora abbiamo davanti e questo governo, grazie anche alla tenacia di Giuseppe Conte, darà il massimo per il bene degli italiani», spiega via Facebook.

NEL PD RESTANO i venti di guerra. Stefano Bonaccini non esclude conseguenze sulla segreteria di Zingaretti in caso di sconfitta alle regionali: «Si vedrà una volta scrutinate le urne». «Basta furbizie, battute e egoismi, tutto il Pd ti ha aiutato a vincere in Emilia», gli risponde dal fronte opposto il vicesegretario della Toscana Valerio Fabiani. Il governatore emiliano ribadisce: «Non voglio prendere il posto di Zingaretti. Ma se consideri strategiche le regionali non provi a fare l’alleanza a un mese dal voto, ci pensi mesi prima».