Per avere la misura del travaglio interno al Movimento 5 Stelle a due settimane dal voto per il Quirinale bisogna tornare ai giorni della rielezione di Giorgio Napolitano, aprile 2013. Vito Crimi era da poco senatore e primo capogruppo della storia del M5S. Lo si notava in prima fila davanti a Montecitorio, coi manifestanti che invocavano il nome di Stefano Rodotà. Fu il momento di massima tensione tra il Movimento 5 Stelle «di lotta» e i palazzi.

Quella piazza venne sciolta dagli stessi grillini con una certa fretta dopo un paio di giorni di presidio. Beppe Grillo arrivò di corsa a Roma soltanto per una conferenza stampa, e i parlamentari rientrarono a fare opposizione in aula e incamerare consensi in vista della legislatura successiva, quella che avrebbe dovuto portare il M5S al governo. Col senno del poi, n on si può dire che la strategia non abbia funzionato: i 5 Stelle sono stabilmente al governo dalle elezioni politiche del 20l8, con tre diverse maggioranze. Eppure adesso, rimbrottando i senatori via chat, Crimi ricorda che i giorni di Rodotà e delle Quirinarie on line servivano solo a «fare rumore» e che ormai per contare davvero serve delegare a Conte. Soprattutto, dicono, per impedire che Silvio Berlusconi diventi presidente della Repubblica.

Crimi sfida la sua stessa stori. Lo attaccano, tra gli altri, Primo Di Nicola e Dino Giarrusso. Il suo discorso taglia i ponti con il feticcio della democrazia diretta. Lo fa per reagire a quello che considera un attacco alla legittimità di Conte di decidere. Proprio poche ore prima della sfuriata on line dell’ex reggente Crimi, infatti, l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi aveva invocato proprio il sistema della votazione digitale degli iscritti per scegliere un candidato «non politico» sul quale puntare per il Colle.

Da giorni, a fronte di un Matteo Salvini inabissato e alla ricerca di sponde per tentare di condurre la partita per il Quirinale, il vicesegretario della Lega e deputato Lorenzo Fontana disegna a microfoni aperti uno schema in base al quale debbano essere proprio gli ex alleati di governo Lega e M5S, in quanto forze politiche maggioritarie all’interno degli opposti schieramenti, a trovare un accordo assieme alla forza politica che più si avvicina al centrodestra pur non facendone ancora formalmente parte, cioè Italia Viva di Matteo Renzi (che a sua volta ha stretto un patto di consultazione centrista con Coraggio Italia di Giovanni Toti). Oggi, per discutere di Quirinale, si riuniscono i deputati del M5S. Conte cerca di tenere i suoi dichiarando riaprendo alle ambitissime apparizioni in Rai. Domani è atteso all’assemblea congiunta che dovrà servire a ritessere un filo tra gli eletti e il capo politico. Il voto per l’elezione del presidente della Repubblica è ormai considerato l’ostacolo da superare per mantenere il controllo sul M5S e proseguire con la sua rifondazione.