Giuseppe Conte si presenta a deputati e senatori del Movimento 5 Stelle e prova a mettere in fila le condizioni della partita per l’elezione del presidente della Repubblica. Pur non prescindendo dall’alleanza col Partito democratico, è il suo ragionamento, bisogna parlare col centrodestra una volta fatta fuori la candidatura di Silvio Berlusconi. Ma se i 5 Stelle vogliono far pesare i loro voti è necessario che restino compatti e che gli concedano pieno mandato a trattare e gestire l’evolversi degli eventi.

LUIGI DI MAIO non c’è, è impegnato in Francia. I contiani sospettano che il ministro degli esteri punti sul caos nel M5S per sottolineare la sua centralità e dunque poter stendere la sua rete di relazioni e apparire come il salvatore della baracca e vero king maker. Anche per sminare questa minaccia alla sua credibilità, Conte deve dimostrare di avere in pugno la situazione interna e di tenere in mano il pallino delle trattative in corso.

GIÀ NEL POMERIGGIO raduna i suoi vice e i capigruppo per stabilire le coordinate della proposta che farà agli eletti. Da lui ci si aspetta un’indicazione di metodo, più che un identikit. E questa è arrivata quando il leader ha lanciato l’appello al confronto al centrodestra, invitando a mettere da parte la candidatura «irricevibile» di Silvio Berlusconi. È questa la condizione essenziale per aprire le trattative, anche se il dialogo a tutto campo è già cominciato: Conte ha già sentito Matteo Salvini diverse volte. L’ex premier non manca di sottolineare che il M5S giocherà la sua partita assieme al Pd e agli alleati di centrosinistra, il campo nel quale ha scelto di giocare e al quale ha ancorato la sua proposta strategica e la sua leadership. «Nessuno dei soggetti in campo è autosufficiente – spiega ai parlamentari – Per questo dobbiamo confrontarci a tutto campo, ma tenendo presente che il campo progressista è solido».

«DOBBIAMO affrontare questo passaggio, esprimendo la nostra forza politica e il nostro coraggio morale», scandisce Conte assicurando che il M5S sarà «l’ago della bilancia» (immagine in verità usata in passato da Di Maio per spiegare come mai il M5S passava con disinvoltura dalla Lega al Pd). Ciò questa volta consentirà di «alzare l’asticella». Evoca questioni ideali e squaderna i rapporti di forza quando dice che la forza politica dei 5 Stelle «deriva dalla solidità dei nostri ideali e dalla consapevolezza dei nostri numeri in parlamento». Ma il fattore numerico è tutto da dimostrare, visti i dubbi sull’unità dei grandi elettori M5S. Per cementare le truppe Conte sa che deve rassicurare il più possibile sulla tenuta della legislatura. «Dobbiamo contrastare quelle dinamiche che potrebbero sfociare in uno scenario elettorale – dice – In questo momento finirebbe per compromettere tutto il lavoro fatto con il Pnrr».

IL CAPOGRUPPO alla Camera Davide Crippa sembra blindare Mario Draghi quando dice a questo proposito che «se ci fosse un nuovo governo sarebbero necessari almeno 3-4 mesi perché sia operativo». La sua omologa a Palazzo Madama Mariolina Castellone insiste sulla democrazia interna: «La partecipazione si costruisce solo con la trasparenza, l’ascolto ed il pieno coinvolgimento al processo decisionale».

CONTE PROMETTE che tornerà in congiunta quando ci sarà «una prospettiva di soluzione più concreta» e ribadisce che terrà man mano aggiornati i cinque vice, i capigruppo, gli esponenti di governo e i referenti dei quattro comitati tematici considerati centrali.

DIVERSI PARLAMENTARI sostengono la linea proposta dai vertici, mettendo in fila le ragioni di un M5S che decide di fare un passaggio evolutivo ulteriore, tanto che dal suo staff ancora prima della fine del consesso trapela entusiasmo per un esito considerato positivo che riconosce al leader la piena potestà di portare avanti la strategia sul Colle. L’ipotesi di puntare sul Mattarella bis, divenuta maggioritaria tra i 5 Stelle al Senato, subito rintuzzata dai vertici e riemersa tra le pieghe della successiva discussione nel gruppo a Montecitorio, viene esplicitata ancora una volta da Primo Di Nicola e pochi altri. E Danilo Toninelli torna a parlare di consultazione online, evocando lo spirito delle origini. O fantasmi di un’epoca che pare lontana, adesso che il M5S ha scelto di provare a stare al centro delle manovre politiche.