Domenico Arcuri si occuperà di organizzare e gestire la distribuzione dei vaccini anti Covid e non sarà un compito facile. L’incarico lo ha conferito ieri mattina Conte, dopo averne discusso con il ministro della Salute Speranza e con i capidelegazione, quando già iniziavano a montare polemiche perché l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non ha ancora iniziato a preparare il Piano. Si tratta di una missione a dir poco delicata. Arcuri dovrà occuparsi di una distribuzione che, in prima battuta riguarderà 1,7 milioni di italiani da scegliere tra le categorie più esposte, a partire dagli operatori sanitari, e più a rischio. In Italia dovrebbero arrivare 3,4 milioni di vaccini, secondo l’accordo stretto da Speranza con la Pfizer-Biontech, da somministrare però in due distinte dosi.

Ma soprattutto il pluricommissario dovrà provvedere a organizzare il trasporto e lo stoccaggio a temperatura tra i -70 e i -80 gradi. La prima missione dovrebbe essere più semplice dal momento che il trasporto sotto zero di farmaci è una consuetudine sperimentata. Lo stoccaggio presenterà invece problemi ben maggiori: di siti adeguati, per ora, ce ne sarebbero in Italia solo due. Le dosi di vaccino si moltiplicheranno dopo la prima ondata. La presidente della Commissione europea ha infatti già autorizzato un contratto, da firmarsi una volta conclusa positivamente la sperimentazione per 200 milioni di dosi, con un’opzione su altre 100. All’Italia spetterebbe il 13,5%, oltre 40 milioni di dosi.

Sin qui il vaccino della Pfitzer-Biontech, che sembra quello in fase più avanzata. Mala corsa al vaccino tra le multinazionali ha già raggiunto le dimensioni di un giostra lanciata a tutta velocità. L’Italia ha già prenotato 70 milioni di dosi del vaccino che dovrebbe essere prodotto da AstraZeneca, sulla base di ricerche alle quali collabora la stessa Italia, tramite la Irbm di Pomezia, oltre all’Università di Oxford. Tallonano Johnson&Johnson, GSK, Novatax e Moderna. Senza contare la Russia, con Putin che afferma di disporre già di due diversi vaccini sicuri e di essere pronto a condividerli con il mondo. In questo quadro diventa urgente una pressione dell’Italia e della Ue, sull’onda di quanto già chiesto dal Vaticano, per la sospensione dei brevetti. In caso contrario la speculazione avrà di fronte cancelli spalancati.

La proliferazione dei vaccini in dirittura d’arrivo, al netto delle dichiarazioni a uso delle borse che trattandosi di multinazionali sono sempre possibili, è certamente un’ottima notizia. Ma prefigura anche una situazione che richiederà organizzazione e pianificazione efficienti, tanto più tenendo conto che i primi arrivi dovranno essere indirizzati a fasce specifiche. Nascono di qui gli attacchi durissimi che l’opposizione rivolge ad Arcuri. Il commissario era infatti delegato a gestire anche i vaccini anti-influenzali, e con 15 milioni di dosi mancanti non si può dire che si sia trattato di un modello di gestione efficiente.