Entro la fine di questa settimana il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte saprà se davvero entrerà in possesso del database degli iscritti, il libretto delle istruzioni necessario a mettere mano all’organizzazione interna e far partire la nuova macchina grillina. A quel punto ci saranno da prendere alcune scelte dirimenti.

Nel libro Non mollare mai, da martedì scorso disponibile su una piattaforma di self-publishing, il senatore grillino Danilo Toninelli racconta la sua storia, definendosi «il ministro più attaccato di sempre». L’ex ministro dei trasporti e le infrastrutture del governo M5S-Lega fornisce la sua versione sulle battaglie contro i «poteri forti», su Autostrade e la Tav, glissa rapidamente sulla questione dei porti e dei migranti. Rappresenta un’anima dei 5 Stelle che resiste, tanto è vero che Beppe Grillo sul suo blog ha pubblicizzato il libro. Sembra uscito da quel film di Frank Capra in cui il cittadino comune si ritrova nella stanza dei bottoni, ma anche a lui dovrà rendere conto il nuovo leader Conte, soprattutto sul tetto dei due mandati. «Questo limite non può e non deve essere toccato per una semplice ragione – dice Toninelli – Se non hai un grande cuore, a lungo andare la politica a certi livelli ti rende peggiore; più cinico, a volte vendicativo, o nel migliore dei casi ti toglie l’entusiasmo e la dedizione iniziali, fondamentali per affrontare le molte sfide che sembrano impossibili». Per Toninelli, «la buona riuscita del progetto di neo-Movimento di Conte dipenderà proprio dal mantenimento di questa sacrosanta regola. Solo non derogandovi, neppure per singoli specifici casi, potranno emergere e affermarsi donne e uomini nuovi, capaci di sognare e lottare a esclusivo beneficio del Movimento e quindi del paese». Questa posizione è condivisa da molti dei parlamentari al primo mandato, per motivi di opportunità e per la convinzione che solo con la norma contro i «professionisti della politica» il M5S può rivendicare la propria alterità rispetto agli altri partiti.

L’altro elemento di distinzione è stato fino a oggi il costo della politica: pur accedendo (legittimamente) ai sostanziosi fondi per i gruppi parlamentari, il M5S ha sempre rivendicato di essere la dimostrazione che fare politica a costo zero fosse possibile. Ciò avveniva anche perché molte delle funzioni di un’organizzazione complessa venivano centralizzate da Rousseau. Facendo un primo calcolo delle uscite e delle entrate, Conte ha dovuto prendere atto della necessità di finanziamenti stabili e regolari: mille euro al mese da parte di deputati e senatori.

C’è poi l’insoddisfazione di molti verso il governo. Tra due mesi comincia il semestre bianco, il deterrente delle elezioni politiche di fatto già va esaurendosi. Conte dovrà decidere come stare nella maggioranza e in che modo convincere i suoi. Con Luigi Di Maio, il ministro che lavora da tempo al suo profilo istituzionale, da una parte e Alessandro Di Battista, il fuoriuscito anti-Draghi che tiene ancora un piede e relazioni dentro, dall’altra.