«Così non si va avanti». Questo, in sintesi, lo sfogo del premier alla fine del dibattito sul Dpcm al senato: un Conte tanto piegato da rinunciare persino alla rituale replica dopo gli interventi dei senatori. Non immaginava di trovarsi di fronte uno dei principali capigruppo di maggioranza, Marcucci, Pd, pronto a chiedergli pubblicamente di «verificare se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza», reclamando «verifica e rimpasto». Ovvio che Salvini si butti sulla porta vuota e tiri: «La bocciatura al suo governo arriva dalla maggioranza non dall’opposizione».

Certo, Marcucci, da sempre a metà strada tra il partito di cui è capogruppo e Renzi, è un outsider. Il vertice si è affrettato a sconfessarlo. Ma il suo intervento arriva dopo una gragnuola di colpi piovuti da tutte le parti. Le critiche al senato si sono sprecate e non le ha risparmiate proprio la maggioranza. Pieno appoggio al governo, poi giù sul nodo dei trasporti, che anziché sciogliersi è diventato scorsoio, sulla medicina territoriale, che è rimasta una chimera, sull’assenza di guida univoca dell’emergenza. E se Marcucci è una specie di battitore libero non altrettanto può dirsi del vicesegretario Orlando. Però era stato proprio lui, dopo che la ministra aveva attaccato il presidente della Puglia Emiliano per aver chiuso le scuole, a rimbeccarla. Lucia Azzolina non è una ministra come gli altri. È la più vicina a Conte, che la ha voluto su quella poltrona e la ha sempre difesa a spada tratta. Prendere di mira lei è quasi come bersagliare il premier.

Però se ieri il capo del governo sembrava un pugile suonato, incapace di riscuotersi, non era tanto per la raffica di critiche o per l’attacco, in realtà goffo, di Marcucci. È per i dati terribili che gli consegnano i tecnici. Prevedono un dilagare del contagio rapidissimo. Mentre il premier difendeva il suo Dpcm spiegando che è «progressivo e misurato alla situazione, che si trova nella fase 3 delle 4 delineate dal Comitato tecnico-scientifico» il virus galoppava arrivando sul confine della fase 4, la più grave. La raggiungerà tra oggi e i prossimi due o tre giorni.

CONTE SA GIÀ che sarà necessario, salvo vero e proprio miracolo, un nuovo Dpcm. Un lockdown rigido, che dovrebbe risparmiare solo il comparto manifatturiero e la scuola. Non può vararlo subito però, anche se sarebbe consigliabile, perché il quarto Dpcm di fila provocherebbe un crollo di credibilità. Sa anche che dichiarare il lockdown, dopo aver ripetuto a più riprese e con poca prudenza che non ci si sarebbe mai arrivati, sarebbe un colpo durissimo per la sua già incrinata immagine. Lo sa bene anche Salvini e per questo, all’improvviso, si straccia le vesti strillando che «il lockdown sarebbe la sconfitta non tanto di Conte ma dell’Italia e della sua economia. Bisogna evitarlo a ogni costo». Si prepara a presentare il conto quando la chiusura sarà imposta dalle dimensioni del contagio. Un margine di speranza ancora c’è, però esiguo e le notizie dalla Lombardia non rasserenano. Il blocco totale a Milano sembra ormai quasi inevitabile, tanto che lo stesso sindaco Sala, tra le righe, ormai non lo esclude: «A oggi non ho sul tavolo progetti di lockdown. Se sarà necessario lo faremo. Ma in caso di lockdown generale il governo deve dire come sosterrà i milanesi in difficoltà».

Per quanto Conte sia molto indebolito, le manovre per scalzarlo sono però inconsistenti. Anche perché il capo dello stato ha fatto capire di non aver alcuna intenzione di coprirle in nessun modo. Il governo c’è: lanciarsi in un azzardo al buio in piena crisi sarebbe secondo il presidente una follia. Marcucci ieri ha ripetuto l’esortazione a formare un «Comitato» con l’opposizione, guardando soprattutto alle aperture di Fi. Zingaretti concorda e aveva a sua volta lanciato un appello a Conte molto simile. Ma la strada di una maggioranza allargata al partito azzurro è sbarrata dal M5S. Nella verifica, che prima o poi arriverà davvero, Zingaretti mira a rimettere in discussione l’impostazione politica e programmatica del governo. Ma non può spingersi oltre e oggi un tema del genere appare quasi surreale.