Giuseppe Conte si avvicina alla guida del M5S e annuncia che si sottoporrà al voto degli iscritti sulla piattaforma. «Ho colto fin da subito i rischi di un’operazione verticistica», ha detto ieri alla riunione con i senatori. «Questo progetto non può nascere da un mio autoisolamento con investitura solo dall’alto, ma dal più ampio e franco confronto».

DUNQUE SI VOTERÀ, anche se Conte non ha specificato su quale piattaforma, un’ambiguità voluta nei giorni in cui il M5S sta divorziando da Rousseau, lo strumento ideato da Casaleggio padre e ora gestito dal figlio Davide. Venerdì il reggente Vito Crimi ha infatti annunciato ai parlamentari lo stop da aprile del versamento di 300 euro a testa a Rousseau e la nascita di una nuova piattaforma tecnologica.

E del resto Casaleggio ha spiegato che se entro il 22 aprile i grillini non risarciranno il debito di circa 450mila euro, ci sarà l’addio ufficiale. Con la possibile nascita di un nuovo soggetto politico con il figlio del fondatore, Di Battista e altri ex. Una forza politica pronta a battagliare con il M5S per la titolarità del simbolo, questione ancora non risolta. Conte non ha neppure detto quando si voterà. Ma «il principio di democrazia interna è fondamentale e lo dobbiamo salvaguardare in tutti i modi». E ha avvertito: «Se non ci fosse una indicazione ampia e condivisa sarei il primo a valutare che non ci sono le condizioni per proseguire».

DURANTE IL VERTICE VIA ZOOM con i senatori, l’ex premier ha anche proposto ai parlamentari un questionario con una serie di domande su come dovrà essere il «neo-movimento». Dalla Carta dei valori alla scuola di formazione, dai referenti territoriali fino alle Piazze delle Idee, strumento per accogliere nuovi simpatizzanti («Non dovremo avere paura di aprirci alla società civile», ha detto Conte) che tanto somiglia alle Agorà lanciate per l’estate da Enrico Letta.

Così come il questionario somiglia al vademecum di 20 punti su cui il leader Pd ha chiamato a pronunciarsi gli iscritti Pd. Tra le linee guida che Conte ha sottoposto al vaglio dei parlamentari c’è anche la scelta delle «nuove 5 stelle» che dovranno essere i valori cardine del «Neo- Movimento», sempre più simile a un partito tradizionale dopo che Crimi ha annunciato la richiesta di 1000 euro al mese da ogni parlamentare per finanziare il M5S e una sede fisica a Roma.

DUE STRADE PARALLELE, quelle di Conta e Letta, due ricostruzioni. «Non possiamo lasciando soli sul territorio i sindaci e i consiglieri: gli attivisti vanno formati e la scuola politica sarà necessaria», ha detto l’avvocato, annunciando dopo l’incontro di oggi con i deputati anche altri appuntamenti con amministratori locali e iscritti.

Nel merito, l’ex premier ha disegnato una forza di matrice progressista: «Dobbiamo affermare un nuovo modello di sviluppo, che io chiamo “eco-sociale”, abbracciare la cultura ecologica con la giustizia sociale: nessun modello di crescita economica e sviluppo sociale è praticabile se non ci poniamo il problema dei più fragili, delle disuguaglianze, a partire dai lavoratori precari e atipici». «Proveranno a schiacciarci su schemi logori e precostituiti- ha avvertito- ma noi dobbiamo puntare sui temi, offrire soluzioni per gli autonomi e le partite Iva, senza porci il problema della destra o della sinistra».

Il tema del campo in cui giocare è stato però posto con forza dal ministro filo Pd Stefano Patuanelli, che l’ha definito «essenziale» e dal senatore Primo Di Nicola: «L’epoca del M5S post-ideologico e trasversale è tramontata, dobbiamo scegliere quali interessi tutelare».

L’AVVOCATO, CON LA CONSUETA abilità, oltra a Rousseau ha dribblato anche il tema del tetto di due mandati, ribadito da Grillo, che porterebbe all’esclusione alle prossime elezioni di gran parte del gruppo dirigente, da Di Maio a Fico e Crimi. Oltre a una lunga serie di peones che, soprattutto alla Camera, sentono puzza di trappola. E non hanno alcuna intenzione di finanziare un partito da cui sarebbero esclusi.

Prima di impegnarsi, chiedono a Conte garanzie precise sulla deroga ai due mandati. «A scatola chiusa non accettiamo nulla», è il refrain che gira tra i deputati ribelli. E a Montecitorio già si parla di nuovi addii: oltre 20 deputati. Uno strappo che, insieme alla guerriglia di Casaleggio, complicherebbe di molto la nuova vita di Giuseppi.