Acqua, acqua, fuoco. «Il premier sarà una figura che vada bene a entrambi, con esperienza professionale incontestabile e che condivida e abbia contribuito alla stesura del programma», scopre qualche carta Salvini. Poi precisa che, «non saremo né io né Di Maio, questo era chiaro fin dall’inizio». Non lo era per Di Maio, ma se si tratta davvero di un «incontestabile professionista» la precisazione è persino superflua. Il curriculum non è quello dei capi politici di Lega e 5 Stelle, è invece quello dell’avvocato Giuseppe Conte. Già indicato da Di Maio nella sua prematura lista dei ministri, e dunque più «spostato nell’area 5 Stelle» come anticipato ieri dal leghista Fontana, ma soprattutto già presentato a Mattarella.
«Il nome lo faremo prima al presidente della Repubblica», ha detto ieri il leader leghista. Ma quello di Conte è stato l’unico nome che Salvini e Di Maio hanno già fatto al capo dello stato durante l’ultima consultazione al Quirinale. Se ancora non è ufficialmente il presidente del Consiglio indicato dalla maggioranza gialloverde significa che Mattarella non è stato preso dall’entusiasmo per Conte. E significa anche che Di Maio spera in questa freddezza del capo dello stato, meglio disposto verso una guida politica del governo, per ricevere la spinta decisiva, lunedì. E conquistare lui palazzo Chigi all’ultimo minuto.

Di Maio è ancora il candidato, il professionista è ancora una figura di schermo. Ma il veto leghista sul capo politico può trasformarlo sul serio in presidente del Consiglio. Il contributo di Conte al programma è rintracciabile soprattutto nella parte sulla pubblica amministrazione: soppressione e semplificazione di norme, verifica dello stato di attuazione e “tagliando alle leggi”, unificazione delle procedure. Conte, civilista e professore a Firenze di diritto privato, insegna anche alla Luiss, l’università di Confindustria – per l’associazione padronale è stato anche componente della commissione cultura. È associato a uno dei più importanti studi legali di Roma (e d’Italia), quello del professor Guido Alpa. Un anno fa, assieme a Cantone, Davigo e Di Matteo, è stato tra i protagonisti di un convegno sulla giustizia organizzato dai grillini in parlamento. Ma il contatto con i grillini è precedente e si deve ad Alfonso Bonafede. L’avvocato fedelissimo di Di Maio ha studiato a Firenze e conosce il professore, nel 2013 lo propose come componente del consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (il Csm dei Tar e del Consiglio di Stato). Fu eletto dalla camera grazie ai voti del Pd, che mandò così avanti anche un suo candidato. Nato 54 anni fa in un piccolo comune della provincia di Foggia confinante con Molise e Campania, Conte potrebbe diventare il primo presidente del Consiglio pugliese dopo Aldo Moro. Di Maio spera di no.