C’è chi, come la ex collega al governo ministra Fabiana Didone, lo accusa di codardia e diserzione, «Chi ha coraggio non scappa», e chi, come Italia viva, gli rinfaccia le troppe assenze. C’è chi, come innumerevoli 5S, è convinto che la mossa fosse preparata addirittura da prima dell’insediamento al ministero. Chi, come Fassina di Leu, ringrazia e rimpiange. Chi, come il Pd raggelato, si cuce la bocca. Nessuno però prova a sminuire la mazzata, troppo evidente per essere derubricata a incidente di percorso.

LE DIMISSIONI di Lorenzo Fioramonti non sono una sorpresa. Da parecchi giorni era nota la decisione di dar seguito, subito dopo il varo della manovra, alla minaccia più volte ripetuta di lasciare il ministero dell’Istruzione per protesta contro il mancato assegnamento dei 3 miliardi richiesti per scuola e ricerca. Ma, anche senza sorpresa, il cazzotto colpisce duro. Per le motivazioni secche della dipartita: «Serviva più coraggio». Perché il gesto arriva dopo mesi di critiche sempre più severe rivolte al Movimento sotto la guida di Luigi Di Maio. Soprattutto, perché la faccenda non è finita qui. Lo stesso Fioramonti, nel post Fb in cui spiega la sua scelta, lo fa capire: «Il mio impegno continuerà come parlamentare della Repubblica». Nessun accenno al M5S, come liturgia pentastellata imporrebbe. L’ex ministro, insomma, sta per levare le tende forse per trasferirsi al Misto ma forse in un nuovo gruppo parlamentare, sempre in maggioranza, anzi a sostegno ancor più strenuo del governo, ma non più con il marchio a cinque stelle.

NON SARÀ UNA SCELTA solitaria. L’uscita di un gruppo di deputati è nell’aria da tempo. Era già fissata per gennaio ma non è detto che i dissidenti riescano a domare le divisioni interne e a farcela. I potenziali esodanti sono una trentina ma il numero reale sarà inferiore, anche perché l’opzione iniziale era quella di costituire una specie di corrente interna senza lasciare formalmente il gruppo 5S, mentre ora sembra prevalere la soluzione più estrema. Entrambe le ipotesi sarebbero comunque destabilizzanti. La nascita di una corrente, in funzione anti Di Maio e «contiana», sarebbe un trauma per un Movimento che formalmente si finge ancora monolitico. Invierebbe un segnale preciso: quello del «rompete le righe». I primi a cogliere l’occasione sarebbero probabilmente proprio gli anti-governisti del Senato, che guardano alla Lega.

ANCHE LA NASCITA di un nuovo gruppo avrebbe ripercussioni terremotanti. Già così gli ormai leggendari vertici notturni sono disperanti. Una voce in più, alla quale oltretutto Di Maio giurerebbe ostilità eterna, moltiplicherebbe le divisioni. L’incidente capita poi in un momento particolarmente delicato. L’aspettativa di superare a gennaio l’impasse del governo e della maggioranza risponde infatti più a una sorta di pensiero magico che non a un calcolo razionale. A gennaio, senza più l’obbligo di varare la legge di bilancio, le tensioni saranno probabilmente più e non meno esasperate, con questioni come la prescrizione, le concessioni autostradali, le autonomie rafforzate e l’Ilva sul tavolo e al momento senza neppure l’ombra di un accordo.
Il quadro non sfugge a Giuseppe Conte. Chi lo ha sentito ieri lo descrive furibondo. A maggior ragione perché gli scissionisti fanno circolare da settimane l’intenzione di dar vita a un nuovo gruppo nel nome proprio di «Giuseppi». Il premier ha provato invano a fermare la manovra. Ha parlato più volte con Fioramonti. Si è esposto pubblicamente chiedendo senza perifrasi che non si facesse nulla in suo nome. Ma il gruppo di deputati resta deciso e l’ira del premier arriva così alle stelle.

PER PRIMA COSA, però, Conte deve limitare il danno indicando in tempi brevissimi un nuovo ministro. L’ipotesi di un interim nelle sue mani circola ma è poco probabile: significherebbe lasciare la ferita aperta a tempo indeterminato. Gli aspiranti, nel M5S, sono una folla sgomitante. Ma alla fine i papabili principali sembrano essere il presidente dell’Antimafia Nicola Morra, che però non sarebbe particolarmente gradito a Di Maio, e la sottosegretaria all’Istruzione Lucia Azzolina.