Giuseppe Conte arriva a Napoli a sostegno della campagna elettorale di Gaetano Manfredi, e proprio nella città in cui è riuscito a realizzare la sua idea di intesa con il centrosinistra si ritrova a dover commentare le ultime uscite di Confindustria a favore di Mario Draghi e le prospettive di convergenza con il presidente del consiglio, tema divisivo per gli alleati del Partito democratico. E allora il nuovo leader prima si lascia trasportare da toni che ricordano i 5 Stelle degli esordi: «Quando lavori per il popolo, e non per gli amici imprenditori e le lobby finanziarie riesci a varare misure per migliorare la qualità della vita della gente», poi vira sulla dimensione concertativa che ha espresso anche durante il cammino che lo ha condotto al nuovo M5S: «Dobbiamo lavorare ad un patto che non sia solo con Confindustria, o con singole associazioni di categoria, ma anche con i sindacati, che io ho sempre coinvolto a tutto i livelli, con tutte le associazioni di categoria». Infine, parlando a un centinaio di persone che si sono radunate a Bagnoli, pone un limite al mandato di Draghi: «L’orizzonte di questo governo ovviamente non può andare oltre questa legislatura – dice Conte – Se poi la domanda è fare previsioni sul dopo, dico che le previsioni non hanno senso in questo momento, mentre invece la sorte della prossima legislatura in un paese democratico è decisa dai cittadini».

MA L’EX PRESIDENTE del consiglio deve cimentarsi anche con le divisioni che vengono dai suoi. Lo scenario che appare più problematico è ancora quello più in vista: il voto a Roma. Ieri Beppe Grillo ha nuovamente espresso il suo appoggio per Virginia Raggi, che in un fotomontaggio diffuso via tweet viene raffigurata come una gladiatrice. «Più in alto voli, tanto più piccoli sembreranno quelli che non possono farlo. Virginia, vai avanti con coraggio», scrive il fondatore. La sindaca, fresca di elezione al comitato di garanzia M5S, incassa e ne approfitta per tornare all’attacco della sua rivale interna Roberta Lombardi, che dell’organismo interno faceva parte fino a poco tempo fa e che soprattutto adesso è assessora in Regione Lazio. Lombardi ha esternato in una chat il suo dissenso per la scelta di scaricare molti problemi della capitale proprio sulla giunta presieduta da Nicola Zingaretti. Raggi risponde minimizzando «le parole fantasiose» di Lombardi e rivendica che anche Conte sta dalla sua parte. Il che è vero, visto, che il leader è apparso diverse volte al suo fianco in questa campagna elettorale. Ma anche Lombardi è stata affiancata da Conte nei giorni scorsi, quando hanno visitato insieme diversi comuni del Lazio.

INTANTO, RAGGI incassa le parole di apprezzamento che l’ex sindaco Ignazio Marino le ha rivolto venerdì, per il fatto di essersi scusata con lui durante i giorni in cui la sua giunta era sotto attacco. Raggi era uno dei consiglieri comunali grillini che si presentarono al Campidoglio con le arance, per ironizzare sui guai giudiziari (poi finiti in assoluzioni) di Marino. Ora cerca il suo endorsement: «Ignazio Marino ha dimostrato di essere una persona coraggiosa e sicuramente libera dichiarando cose che altri non avrebbero detto». Gli ambienti più vicini alla sindaca i dicono sicuri: fanno trapelare sondaggi interni che indicherebbero la grande ripresa, Raggi avrebbe raggiunto Roberto Gualtieri e adesso sarebbe alle costole del candidato del centrodestra. I dati in mano al Pd confermano la situazione fotografata dagli ultimi rilevamenti pubblicati, con Enrico Michetti e Gualtieri saldamente in testa e destinati a sfidarsi al ballottaggio. Agli ultimi giorni di campagna elettorale corrisponde un acuirsi dei contrasti tra Pd e M5S. Forse era inevitabile, ma la discrepanza tra i progetti nazionali di alleanza rivendicati da Conte è lo scenario romano a questo punto è vistosa. Al punto che una nota firmata dal M5S romano mette sullo stesso piano i due avversari principali della contesa. «Michetti e Gualtieri sono due facce della stessa medaglia: gli stessi partiti e le stesse persone che per decenni hanno guidato Roma. Rappresentano anche gli stessi interessi, pensiamo a Mafia Capitale o ai furbetti del quartierino». Di nuovo toni d’altri tempi, che toccherà a Conte raffreddare in vista del secondo turno e della ripresa del dialogo post-voto.