Le due scene sono agli antipodi: da un lato il giuramento glaciale del Draghi 1 al Quirinale, dall’altro l’addio drammaturgicamente caldo di Giuseppe Conte a palazzo Chigi. Dopo gli onori militari, si avvia al portone, ma dalle finestre parte un applauso che cresce: i dipendenti salutano il premier per caso, lo sconosciuto che nel maggio 2018 piombò alla guida del governo definendosi «avvocato del popolo».

Lui cerca la mano della compagna Olivia (elegante e biondissima) che, un po’ in stile Melania Trump, all’inizio resta attaccata alla borsetta; poi finalmente gliela stringe, lui ricambia l’applauso guardando in alto, si avvia all’uscita dove lo attende un’Alfa scura.

Sembra un po’ il finale dell’«Attimo Fuggente», e forse questo effetto alla professor Keating, cacciato ingiustamente ma amato dagli alunni in piedi sui banchi, “o mio capitano”, è l’ultima zampata del portavoce Rocco Casalino, inquadrato in lacrime sull’uscio di palazzo Chigi: lo spin doctor che ha costruito l’immagine di Conte, un mix tra autorevolezza professorale e uomo della strada, condita da un linguaggio avvocatese dal sapore rassicurante.

«Da oggi torno a vestire i panni di semplice cittadino», spiega Conte su Facebook in un lungo post di commiato. «Panni che in realtà ho cercato di non dismettere mai per non perdere il contatto con una realtà fatta di grandi e piccole sofferenze». Si dice «grato» per «il sostegno e l’affetto, che ho avvertito forti e sinceri in questi due anni e mezzo. Ma anche per le critiche ricevute: mi hanno aiutato a migliorare, rendendo più ponderate le mie valutazioni e più efficaci le mie azioni».

In quel «ponderate» c’è un po’ la cifra di questa premiership, prudente fino talvolta all’immobilismo, e tuttavia già consegnata alla storia: il primo che ha avuto due maggioranze opposte in due anni, dalla Lega al Pd; l’unico che ha gestito la più grave crisi sanitaria dal dopoguerra e che ha firmato un lockdown totale di due mesi. Nel farlo, piaccia o meno, ha creato un rapporto forte con una larga parte dell’opinione pubblica italiana.

L’avvocato è intenzionato a non disperdere questo patrimonio, a non svanire nel nulla. Intende invece procedere sul «percorso delineato, a misura d’uomo, volto a rafforzare l’equità, la solidarietà, la piena sostenibilità ambientale». «Non ho rammarichi, si è chiuso un capitolo ma il mio impegno prosegue», lascia a verbale. «La chiusura di un capitolo non ci impedisce di riempire fino in fondo le pagine della storia che vogliamo scrivere». Difficile che questo si realizzi dentro il M5S, più probabile la costruzione di un partito di Conte” (con pezzi di sinistra, grillini delusi, ex responsabili) dentro l’alleanza con Pd, M5s e Leu.

Goffredo Bettini, suo principale sostenitore nel Pd, sui social lo saluta con affetto, «un galantuomo» (e ignora Draghi). «La strada che ha tracciato è da coltivare», gli fa eco Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Il premier del primo governo sovranista alla fine è stato adottato dalla sinistra.