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«Conte è un fine o un mezzo?». I grillini verso la settimana decisiva

«Conte è un fine o un mezzo?». I grillini verso la settimana decisivaLuigi Di Maio e Vito Crimi – Ansa

Crisi Dubbi e paure alla viglia del voto in parlamento

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 17 gennaio 2021

Nella serata di ieri il reggente Vito Crimi e il capodelegazione al governo Alfonso Bonafede convocano i direttivi grillini. La riunione serve a discutere gli scenari che si stanno aprendo e la possibilità che l’«operazione costruttori» non appare così semplice come era parso nei giorni successivi alle dimissioni degli esponenti renziani dall’esecutivo.

Si direbbe che il fuoco delle polemiche cova sotto la cenere dell’antirenzismo. Dopo mesi di confusione, incertezze e divisioni, il M5S conferma di avere bisogno di stare al governo per scacciare il fantasma dell’implosione. Resta unito attorno alla necessità di traghettare la maggioranza oltre la crisi, sostituendo Italia Viva coi «responsabili». Persino Alessandro Di Battista, colui il quale per oltraggiare la linea governista aveva paragonato il M5S di Di Maio all’Udeur, mostra di non disprezzare il soccorso di Clemente Mastella.

Ai parlamentari in subbuglio è stato assicurato che l’accordo coi responsabili era cosa fatta. Solo in virtù di questa certezza i trecento eletti hanno mandato giù la linea proposta da Crimi. Chi si chiedeva per quale motivo il M5S debba legare i suoi destini a quelli di Conte hanno smesso di seminare dubbi in nome delle garanzie fornite dai vertici. Dunque, il capo politico si è presentato giovedì sera alla riunione congiunta dei gruppi parlamentari per esporre la linea «Avanti con Conte, mai più con Renzi».

Ma è rimasto sbigottito di fronte alla proposta di tredici parlamentari di presentare alcune proposte caratterizzanti la nuova fase del governo. In altre parole: di approfittare della ripartenza per marcare alcuni elementi programmatici. Il documento che sostiene che Conte è un mezzo per ottenere alcune cose e non un fine è stato considerato inopportuno ed eretico, al limite della blasfemia.

«Ci hanno considerato automaticamente come quelli che mettevano in dubbio la maggioranza – racconta la deputata Jessica Costanzo, una delle promotrici dell’iniziativa – Non si trattava assolutamente di quello. Volevamo alzare l’asticella dei contenuti, visto che siamo tuttora la prima forza in parlamento e che vorremmo riuscire a pesare di più».

La circostanza torna d’attualità nelle ore in cui si teme che i responsabili non siano abbastanza perché fa capire come i gruppi della prima forza della coalizione siano ancora in sofferenza e in attesa da mesi di scegliere i vertici. Per di più, alla camera il capogruppo Davide Crippa e il direttivo a lui collegato sono in scadenza. Questa tensione potrebbe diventare subbuglio se nei prossimi giorni al senato non dovessero spuntare i voti che mettono in sicurezza Conte. Se dovesse accadere, allora tutto ritornerebbe in discussione.

«Dire semplicemente ‘No a Renzi’ non può significare che smettiamo di fare politica – prosegue Costanzo – Oltretutto, negli ultimi mesi la forza che aveva più fatto problemi sulle misure economiche era stata Italia Viva, quindi adesso se qualcuno vuole fare marcia indietro deve farlo alle nostre condizioni. Altrimenti partiamo sotto ricatto, costretti a subire i diktat delle tante micro-fazioni che potrebbero entrare in maggioranza».

Non è ovviamente in dubbio il voto a favore di Conte da parte dei 5 Stelle domani alla camera e dopodomani al senato. Tuttavia, le differenze sono destinate a riemergere nei giorni successivi. Soprattutto se le manovre per mettere in sicurezza la maggioranza non dovessero dimostrarsi lineari come hanno assicurato i vertici fino a pochi giorni fa. La forza politica che aveva fatto dell’introduzione del vincolo di mandato una delle sue bandiere ha deciso di affidarsi agli spostamenti di schieramento. Ma se non dovesse bastare è difficile che la cosa sia indolore.

È quanto sostiene proprio dalla trincea del senato Mattia Crucioli, uno dei grillini che secondo alcuni rumor era in procinto di passare alla Lega. Lui smentisce ma reclama un «contratto di legislatura»: «Non sarà da oggi a martedì – afferma – Ma abbiamo bisogno di un chiarimento. Bisogna sapere cosa vogliono portare avanti le forze che andranno a rimpiazzare la compagine renziana».

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