«La proposta della riforma di Dublino è superata nei fatti. E’ evidente che la direzione non può essere quella: le frontiere italiane sono frontiere europee». Prima ancora che inizi a Berlino l’atteso vertice con una Angela Merkel assediata in patria dal “Salvini tedesco”, il ministro degli Interni Horst Seehofer, il presidente del consiglio italiano Giuseppe Conte mette le carte in tavola. Tra le righe traspare la linea dettata, e praticata anche simbolicamente con il blocco dell’Aquarius, da Matteo Salvini. Non solo ricollocamenti nell’intera Unione ma anche «protezione delle frontiere esterne». Un passo sostanziale verso la costruzione della Fortezza Europa, obiettivo comune di Salvini e Seehofer.

E’ anche, forse, un modo per dribblare le polemiche con quell’ala del Movimento 5 Stelle a cui il pugno di ferro contro i migranti piace poco, a cui aveva dato voce ieri il presidente della Camera Roberto Fico attaccando direttamente il principale alleato di Salvini nell’Unione, l’ungherese Viktor Orbán: «Se non accetta le quote deve essere multato dalla Ue». Ma soprattutto è il rovesciamento di prospettiva a cui i falchi d’Europa mirano in vista del vertice del 28 e 29 giugno.

FRAU ANGELA SA ESSERE diplomatica. Al Conte che insiste perché l’Italia «non sia più lasciata sola» e agita lo spettro della fine di Schengen senza «una soluzione europea» per il problema delle migrazioni, risponde con parole di miele: «Vogliamo venire incontro alla richiesta italiana di maggiore solidarietà. Dobbiamo affrontare il problema di petto, collaborare strettamente». Cosa significhi in concreto, i due se lo dicono in privato. L’idea della Cancelliera è potenziare di parecchio la forza europea impegnata nel contrastare l’immigrazione clandestina, passando da 2 a 10mila effettivi sul campo. Sul nodo della Libia, la cancelliera Merkel ipotizza un’azione dell’Oim e dell’Unhcr per «formare la guardia costiera libica e aiutare questo Paese affinché possa prendersi cura dei migranti prima che partano per le nostre coste».

ANCHE SULL’ALTRA proposta italiana, quella di costruire nuovi hotspot nei paesi di partenza o in quelli confinanti, Merkel non ha nulla da ridire. Tanto più che il progetto è stato approvato anche da Macron nel tormentato incontro con Conte della settimana scorsa.

MA IL VERO NODO non sono le possibili soluzioni tecniche bensì gli schieramenti politici. Angela Merkel ha bisogno di cementare sul nodo delle migrazioni un fronte moderato da contrapporre a quello dei duri, non solo i ministri degli Interni italiano e tedesco ma anche i governi dell’Austria e dei Paesi di Visegrad.

Fosse per lui Conte non avrebbe probabilmente difficoltà a schierarsi con le colombe. Ma è tallonato da Salvini da un lato e, dall’altro, da Luigi Di Maio che reclama il reddito di cittadinanza. Quindi fissa il prezzo della sua collaborazione mettendo sul tavolo, oltre a una più generica richiesta di «riformare l’unione monetaria», proprio il finanziamento con fondi europei del reddito di cittadinanza, «che è cruciale», e un ancora non meglio precisato impegno europeo contro la disoccupazione.

Anche su questo fronte Angela Merkel si dimostra più che ben disposta: «Vogliamo collaborare con l’Italia contro la disoccupazione giovanile. I ministri del Lavoro si incontreranno. Anche la Germania, al momento della riunificazione, ha dovuto combattere la disoccupazione e mettiamo volentieri a disposizione l’esperienza fatta». Ma è poco probabile che Conte, e soprattutto il suo potente ministro del Lavoro, intendano accontentarsi dell’esperienza che la Germania è pronta a condividere.

SE LE INTENZIONI SONO le migliori, sia da parte di palazzo Chigi che della cancelleria di Berlino, la messa in pratica si rivelerà probabilmente molto meno liscia. La cancelliera affronta uno dei momenti più critici nella storia dell’Unione partendo da una posizione di debolezza. Deve fare i conti con il partito europeo dei respingimenti sul fronte dell’immigrazione, ma anche con i falchi del rigore, tutt’altro che favorevoli ad allentare i cordoni della borsa, anche perché alle richieste di Giuseppe Conte si aggiungono quelle di nuova flessibilità e di rinvio del pareggio di bilancio contenute nel Def.

Sorrisi e parole incoraggianti a parte, la strada fino alla riunione del consiglio europeo sarà in salita, zeppa di ostacoli.