La voce grossa, le minacce, le provocazioni come quella della nave Aquarius, non pagano. Quando sul dossier immigrazione si passa dalla propaganda alle decisioni, l’Europa si indirizza nella direzione opposta a quella rumorosamente pretesa dal nuovo governo di Roma. Che si arrabbia, si riunisce d’emergenza, fa sapere di giudicare «inaccettabile» la bozza di documento che circola in vista del vertice informale di domenica. Ma all’atto pratico non può che gridare ancora, lanciare nuove minacce. In questo Salvini è maestro.

È un crescendo. La minaccia più forte – ma una cosa del genere aveva già detto Renzi – è quella, impraticabile, di tagliare i trasferimenti italiani al bilancio europeo: «Non vorremmo arrivare a ridiscutere il finanziamento italiano all’Unione». La più immediata riguarda ancora una volta l’agenda del presidente del Consiglio: «Conte non deve andare a Bruxelles a ratificare il compitino già scritto da Parigi e Berlino. Risparmiamo i soldi». Un modo per anticipare – annunciandolo in tv, a Porta a Porta, quella che sembra essere una reale intenzione del presidente del Consiglio italiano. Maturata al termine del vertice a tra Conte e i suoi due vice Di Maio e Salvini, convocato di fronte alle prime indiscrezioni sul testo dell’intesa. Presente anche il ministro degli esteri Moavero nel ruolo dell’ambasciatore di brutte notizie. Per i sovranisti italiani è una porta in faccia.

Mentre il governo italiano, e soprattutto Salvini, da giorni annuncia di stare lavorando a una sua «proposta» per il vertice informale di domenica prossima, in modo da riportare sull’Europa il carico dei migranti, la bozza dell’accordo finale mette piuttosto l’accento sul dovere dell’Italia di accogliere i richidenti asilo che sono stati identificati all’interno dei nostri confini. In cambio della promessa di un rafforzamento del programma Frontex e della istituzione di uffici di frontiera europei in territorio estero, ipotesi già bocciata dagli stati che dovrebbero in teoria ospitarli.

A tanto sta conducendo la linea di attacco di Salvini. E la sua scelta di stringere un accordo con i più duri anti migranti. Che naturalmente sono duri nel loro interesse, e non in quello di Salvini. La scelta di Macron e Merkel di rilanciare sui «movimenti secondari» è spiegabile con i problemi interni della cancelliera. È un’idea proprio del ministro dell’interno tedesco in teoria alleato di Salvini. Seehofer vuole rimadare in Italia i migranti identificati in Italia. Così come Orban, altro «amicone» di Salvini, chiude le porte alla redistribuzione dei migranti entrati in Europa dall’Italia.

Conte ieri ha ricevuto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. «Gli ho anticipato che al pre vertice di Bruxelles non sono disponibile a discutere dei secondary movements senza prima aver affrontato l’emergenza dei primary movements che l’Italia si ritrova ad affrontare da sola». Una linea sulla quale il presidente del Consiglio avrebbe anche la copertura del Quirinale. Anche Mattarella, dopo Conte, ha ricevuto Tusk, ma prima aveva infilato un riferimento ai doveri europei nel suo messaggio per la giornata del rifugiato: «L’Unione europea deve saper intervenire nel suo insieme, non delegando solamente ai paesi di primo ingresso l’onere di affrontare le emergenze».
Parole che hanno il timbro della diplomazia, assai lontane dai toni esasperati di Salvini. Che nella sua overdose quotidiana di esternazioni ieri ha trovato il tempo di attaccare i leader di Francia e Spagna – «Macron è un chiacchierone, e pure Sanchez anche se è lì da poco. Parlano di bontà e generosità? Lo dimostrino» – e di intimare alla Spagna di replicare l’accoglienza dell’Aquarius: «Prenda anche i prossimi quattro barconi».

Se Di Maio abbozza ancora, il fastidio di alcuni parlamentari 5 Stelle per i toni di Salvini è destinato ad aumentare proprio per i fallimenti di questa politica aggressiva. L’ultimo messaggio del ministro dell’interno è rivolto proprio ai grillini: «Lega e M5S hanno un passato diverso, due culture diverse, due storie diverse e due futuri diversi. Noi siamo e restiamo parte del centrodestra»