Nel decreto «semplificazioni» a cui sta lavorando il governo c’è una «teoria choc senza precedenti» per fare ripartire i cantieri delle infrastrutture. «Considero questa la madre di tutte le riforme», in quanto fondamentale per avviare il rilancio ha detto ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando alla Camera. «Se non riusciremo nemmeno ora nella semplificazione dubito che sarà possibile farlo in futuro», ha aggiunto.

SUL TAVOLO del governo c’è un nuovo intervento sugli «appalti pubblici», il secondo in un anno dopo quello del primo governo Conte con lo «Sblocca cantieri»; un intervento nel campo della pubblica amministrazione e un altro per rendere «attrattivo il nostro ordinamento giuridico a beneficio delle imprese, rendendo più favorevole l’ambiente normativo e l’assetto della governance aziendale al fine di trattenere o attirare quanti più investimenti possibili sul territorio, e di attrarne ancora di più dall’estero».

È L’ANNUNCIO di una nuova politica di defiscalizzazione e incentivazione delle imprese, nella lotta sul dumping fiscale su scala europea con Olanda Irlanda e Lussemburgo. La Commissione Ue aveva proposto un intervento sul problema, ma il governo non sembra avere voglia di aspettarlo. Un capitolo incandescente dopo il prestito statale che dà respiro alla Fca-Chrysler a pochi mesi dalla fusione con Psa, oppure la cancellazione della rata dell’Irap per le aziende fino a 250 milioni di fatturato che premia quelle che hanno continuato in questi mesi a produrre profitti per i loro azionisti.

CONTE ha spiegato la finalità della dottrina dello «choc»: «Siamo consapevoli – ha detto – che la riapertura non è sufficiente a riattivare il motore dell’economia e davanti allo choc serve un’azione costante, efficace dello Stato. Con il dl Rilancio abbiamo messo le basi per la ripartenza». Allo «choc» del virus prodotto sull’economia globale, giudicato discutibilmente «esogeno», e dunque estraneo alle ragioni di un’economia capitalista già in crisi, si vorrebbe rispondere con una serie di contro-choc contro la «burocrazia» che rallenterebbe la «corsa» giudicata per «rilanciare» il crollo del Pil a doppia cifra. Ciò che può «accelerare» questa «corsa» è la precarizzazione del lavoro e della sicurezza, il rischio delle infiltrazioni mafiose e della corruzione, la deroga alle leggi. Il rischio è stato percepito da Conte: «Dovremo rafforzare i controlli – ha detto -Altrimenti ci fermeremmo dopo due secondi». La contraddizione tra velocità e controllo, tra deregolamentazione per la concorrenza fiscale e incentivi pubblici per una ripresa evanescente è ricorrente nel «capitalismo dei disastri» descritto da Naomi Klein: un modo per garantire alle industrie private profitti da questa crisi. È su questa base che Conte ha offerto ieri una convergenza alle «opposizioni». L’anno scorso il suo primo esecutivo si era scontrato inutilmente sullo «sblocca cantieri» nel quale la Lega chiedeva la sospensione di due anni del codice degli appalti.

IN QUESTA FASE il governo si sta muovendo sempre di più verso le posizioni confindustriali di Italia Viva fino al punto che Conte ha assorbito nel suo intervento in aula la nozione di «choc» del piano da «120 miliardi» di cui Renzi parla da mesi. Sugli appalti il viceministro delle infrastrutture Giancarlo Cancelleri (M5S), ha parlato di «modello Genova», ovvero della possibilità di derogare al codice degli appalti. Lo stesso ha chiesto il ministro degli esteri Luigi Di Maio (M5S) secondo il quale bisogna «superare il codice degli appalti, in modo da evitare lungaggini inutili». I grillini convertiti alla «choc economy» sono sulla stessa linea del neo-presidente di Confindustria Carlo Bonomi che punta a «un recupero del Pil perduto per la crisi in 2-3 anni» e auspica che «il modello Genova sia replicato».

A QUESTA PROSPETTIVA ha risposto la ministra delle infrastrutture Paola De Micheli che ha escluso tale modello e ha rifiutato la legge del «tana liberi tutti». A renziani e grillini ha chiesto «di trovare un punto caduta omogeneo su eventuali processi derogatori puntuali. L’antimafia e la sicurezza dei cantieri sono inamovibili». De Micheli, ha inviato a Palazzo Chigi un piano per «mettere a terra 20 miliardi» di lavori nei prossimi 12 mesi». Il nuovo fronte nel governo è aperto. L’accordo arriverà, forse non in due settimane, ma comunque «di corsa».