Sulla cannabis il premier Conte ha dato prova almeno di essere capace di operare una differenziazione tra quella light, ossia senza principio attivo drogante, venduta nei cannabis shop illegalmente perché la legge ha un bug ancora non riparato, e quella usata comunemente a scopo terapeutico e ricreativo.

Durante la conferenza stampa ha ricordato che la sentenza della Corte di Cassazione che autorizza la coltivazione a scopo personale della marijuana «non è una legge né una proposta, quindi la politica ha tutto il diritto e la responsabilità di occuparsi di questo tema». Mentre, per quanto riguarda l’emendamento bocciato sui prodotti light, «è stato un po’ frainteso, perché è stato letto come liberalizzazione delle droghe leggere».

«Non è questo il tema – ha precisato – Stiamo parlando di qualche migliaio di imprese, di oltre diecimila agricoltori coinvolti in questo settore, stiamo parlando di dosi di Thc che sono molto contenute, quindi non stiamo parlando di sostanze stupefacenti. Auspico – ha concluso Conte – che ci sia un tavolo di riflessione molto sereno dove valuteremo tutti i pro e i contro, gli impatti non solo economici ma anche culturali e tutti insieme troveremo una soluzione».