È stata un’altra lunga giornata nella guerra di trincea tra il Movimento 5 Stelle e Rousseau che rischia di logorare la leadership di Giuseppe Conte.

Gli uffici milanesi della piattaforma fanno trapelare il documento spedito al Garante per la protezione dei dati personali, col quale il M5S avrebbe chiesto di dirimere la controversia legata al trasferimento del database degli iscritti. A detta di chi sostiene l’illegittimità della sua posizione, l’esposto sarebbe firmato da Vito Crimi in quanto rappresentante legale del M5S, cosa che non sarebbe più vera da quando gli Stati generali hanno disposto la nomina di una leadership collegiale. Rende ulteriormente intricata la faccenda il fatto che il Tribunale di Cagliari ha revocato la nomina Silvio Demurtas a curatore legale del Movimento 5 Stelle. La decisione sembra segnare un piccolo punto a favore del M5S: il tribunale sostiene che l’avvocato sardo non era legittimato a svolgere le piene mansioni da capo politico dei 5 Stelle ma era soltanto delegato, in mancanza di un vertice, a esserne il rappresentante nella causa intentata dalla consigliera regionale espulsa. Demurtas forse si era calato fin troppo nella parte, aveva chiesto accesso all’ambito elenco degli iscritti a Rousseau e si diceva pronto a partecipare a consultazioni al Quirinale nel caso il presidente Mattarella lo avesse convocato. Dopo la revoca della tutela legale, ha annunciato che lascerà la prima forza parlamentare italiana per tornare a occuparsi delle sue pecore.

Quelli di Rousseau proseguono a incalzare gli ex sodali del M5S. Come nel caso del tetto dei due mandati, che continua a dividere i parlamentari. Ieri il Blog delle stelle, ormai megafono di Davide Casaleggio, ha annunciato una petizione a sostegno di una legge che faccia rispettare il limite «attraverso una legge ordinaria dello stato o direttamente in Costituzione». Solo due giorni fa, il deputato Giovanni Currò, uno di quelli che sostengono il mantenimento della regola, aveva ribadito: «Vogliamo i professionisti nella politica e non i professionisti della politica». Conte ha preso tempo, ha detto che ogni cambiamento sarà messo ai voti, ma sa che non può far fuori i parlamentari più esperti. Virginia Raggi, fino a qualche giorno fa tentata di appoggiarsi a Casaleggio, ieri ha annunciato la nuova piattaforma «di proprietà del M5S e gestita dal M5S» per gestire la campagna elettorale e costruire il programma per le prossime amministrative. Il sito allude alla nascita del nuovo spazio digitale del M5S, anche se per ora non prevede consultazioni online. «Per quello ci sarà la piattaforma nazionale – spiega il tesoriere del gruppo alla camera e deputato romano Francesco Silvestri – Ci stanno lavorando i vertici del M5S». In un impeto di ottimismo dicono che già all’inizio del mese prossimo si potrà usare per eleggere il nuovo leader.

Tra posizionamenti e la battaglia a colpi di carte bollate, la politica rischia di restare asfissiata. Stefano Patuanelli, capodelegazione al governo, deve fronteggiare il malcontento dei parlamentari nei confronti di Draghi: l’ultima questione riguarda la ripartizione dei fondi per l’agricoltura al Mezzzogiorno. Il solo fatto che proprio lui, considerato di osservanza contiana e titolare di una delega relativamente minore, debba fronteggiare la percezione diffusa tra gli eletti grillini di non pesare per nulla nelle scelte strategiche dell’esecutivo fa capire quanto sia delicata la situazione interna. Così come balza agli occhi, soprattutto nello stretto giro vicino a Conte, che Luigi Di Maio sia impegnato a curare i suoi rapporti istituzionali ma si tenga lontano da ogni tipo di contesa interna.