l Covid sul lavoro ha colpito molto più le donne rispetto agli uomini. In vista dell’8 marzo l’Inail pubblica un «Dossier donne» su infortuni e malattie professionali. Le ultime due pagine – su 20 – sono dedicate al Covid. Ebbene, su 147.875 denunce pervenute alla data del 31 gennaio del 2021 all’Inail, infatti, ben 102.942 sono femminili, ossia circa il 70% del totale dei contagi sul lavoro. Il dato è in controtendenza rispetto al complesso degli infortuni sul lavoro, che colpiscono in prevalenza gli uomini rispetto alle donne: i casi femminili sono circa il 36%.
Diversa la situazione tra le vittime, donne nel 17,1% dei casi (con 79 decessi su 461), superiore con il dato degli infortuni mortali sul lavoro nel complesso, che per le donne restano sotto la soglia del 10%.
Per quanto riguarda le categorie professionali, le più colpite dai contagi da Covid sul luogo di lavoro con il 42,0% dei casi codificati, sono i tecnici della salute a far registrare il maggior numero di denunce. Tra le figure professionali più colpite ci sono le infermiere (81,1% dei casi della categoria) e le fisioterapiste (5,8%). Segue la categoria delle operatrici sociosanitarie, con il 22,4% dei casi, e, con l’8,9%, quella delle lavoratrici qualificate nei servizi personali e assimilati.
Il 6,3% dei casi riguarda, invece, i medici e il 5,0% le lavoratrici non qualificate nei servizi di istruzione e sanitari. Per quanto riguarda i decessi, la categoria più colpita è sempre quella dei tecnici della salute, con un caso ogni quattro denunce: il 70% sono infermiere. Seguono le operatrici socio-sanitarie con il 14,1% dei casi e le operatrici socio-assistenziali con il 12,8%.
L’età media tra le contagiate è di 46 anni, mentre il 43,6% delle contagiate dal Covid-19 ha oltre 49 anni, il 38,1% ha tra i 35 e i 49 anni e il 18,3% è under 35. L’età media è di 46 anni e quella mediana di 48 anni, anche se ultimamente c’è una tendenza alla diminuzione. Più elevata, e pari a 56 anni, l’età media al decesso, con nessuna deceduta nella classe di età più giovane delle under 35, mentre il 19,0% delle vittime ha tra i 35 e i 49 anni e l’81,0% ha dai 50 anni in su.
Gli infortuni si concentrano nelle regioni con il maggior numero di contagi nella popolazione. La Lombardia raccoglie, infatti, il 28,3% delle denunce femminili, seguita da Piemonte (15,4%), Veneto (11,1%) ed Emilia Romagna (8,5%). È sempre la Lombardia a registrare il maggior numero di vittime femminili, ben il 39,2%. A seguire Emilia Romagna (15,2%) e Piemonte (8,9%).
Ieri poi l’Inail ha chiarito in una lettera alla Direzione regionale della Liguria chiudendo così l’istruttoria sulla richiesta arrivata dall’Ospedale San Martino di Genova sul caso degli infermieri contagiati dopo aver scelto di non aderire alla campagna vaccinale. La tutela sull’infortunio è comunque dovuta, spiega l’Inail, anche se c’è colpa del lavoratore purché non ci sia dolo. Si perde però la possibilità di chiedere un risarcimento dal datore di lavoro. «Sotto il profilo assicurativo, per giurisprudenza consolidata – si legge nella lettera alla direzione della Liguria – il comportamento colposo del lavoratore, tra cui rientra anche la violazione dell’obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale, non comporta di per sé, l’esclusione dell’operatività della tutela prevista dall’assicurazione gestita dall’Inail. Il comportamento colposo del lavoratore può invece ridurre oppure escludere la responsabilità del datore di lavoro, facendo venir meno il diritto dell’infortunato al risarcimento del danno nei suoi confronti.