Malgrado l’indice Rt di trasmissione del coronavirus sia «sotto l’1 in quasi tutte le regioni, tranne una», secondo il report presentato ieri dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro in conferenza stampa dalla cabina di regia, e nella maggior parte di esse il rischio sia classificato come «moderato», arrivando ad «alto» solo in quattro regioni, i dati pervenuti dal territorio parlano però di un rapporto positivi-tamponi salito al 10,1%, contro il 9,8% del giorno precedente. Con 196.439 test effettuati, infatti, i nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore sono stati 19.903 (venerdì erano 18.727 con 190.416 tamponi). I morti sono ancora tanti, sebbene in leggero calo: 649, a fronte dei 761 del giorno prima.

QUESTO DATO PURTROPPO, ha puntualizzato Brusaferro, è sempre l’ultimo a diminuire, malgrado le «persone più coinvolte nelle terapie intensive» ad oggi siano «quelle nella fascia d’età 51-70 anni», non certo la più alta registrata dall’inizio della pandemia. Ciò che preoccupa di più in questo momento è l’incidenza dei casi: negli ultimi 14 giorni è di 454 ogni 100 mila abitanti. «Non vogliamo drammatizzare – ha detto il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza – ma è un dato molto elevato. Per gli spostamenti internazionali durante l’estate si era posta la soglia di 50 per 100 mila, soglia al di sopra della quale l’incidenza era considerata elevata».

Al top della classifica regionale c’è il Veneto con 861 casi su 100 mila abitanti. «Anche nelle prossime settimane è molto importante essere molto attenti e rigorosi nel rispettare le regole perché dobbiamo abbassare l’incidenza», ha aggiunto Brusaferro raccomandando di muoversi poco ed evitare i «momenti conviviali con molte persone». «È importante che questo sia un Natale Covid».

UNA RACCOMANDAZIONE totalmente inascoltata dal centrodestra. Ieri, infatti, appena il ministro Speranza ha firmato l’ordinanza che entrerà in vigore oggi e che impone la «zona arancione» ad Abruzzo, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano, Toscana e Valle d’Aosta, lasciando in «zona gialla» tutte le altre regioni, i consiglieri regionali abruzzesi di Lega, FdI, Forza Italia e Udc hanno chiesto a Conte di declassare l’Abruzzo al “giallo” prima di Natale, appellandosi alla «sopravvivenza di migliaia di attività e di posti di lavoro» ma senza tenere in alcun conto la disastrosa situazione degli ospedali locali, al collasso soprattutto nell’aquilano e nella Marsica.

D’altronde Marsilio (che è romano e ha origini nel pescarese), si sa, tiene gli occhi puntati soprattutto sulle attività commerciali della fascia adriatica. E però la sua ordinanza da disobbediente – subito bocciata dal Tar – ha solo nuociuto ai negozianti pescaresi che lo hanno preso sul serio: ieri infatti la polizia ha comminato numerose multe nel centro di Pescara, dove non pochi esercizi hanno tirato su le saracinesche, e molti cittadini si sono riversati sulle strade dello shopping. Naturalmente, nessun mea culpa da parte del governatore di FdI, anzi: «Per volontà di ripicca e per una pura questione di principio – sostiene – il governo ha ottenuto un classico capolavoro di burocrazia amministrativa».

AL CENTRODESTRA, soprattutto per le polemiche sollevate riguardo i confini tra comuni invalicabili durante le feste di Natale, risponde il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia: «È una discussione surreale, noi non intendiamo fare un passo indietro. Se è necessario chiarire il passaggio dei confini dei piccoli e piccolissimi comuni, questo lo faremo ed è una cosa di buonsenso. Se invece dietro questa scelta si nasconde la voglia di far prevalere l’interesse del business sulla salute, devono sapere che ci troveranno sempre contrari». «Non c’è nulla da festeggiare», ha aggiunto ricordando il « sacrificio eccezionale» dei tanti e le migliaia di vite bruciate in questi mesi. «Il Parlamento ovviamente è sovrano – è la conclusione del ministro – e se il Parlamento deciderà nella sua interezza di rimuovere i limiti fra i confini comunali rendendo tutto aperto, chi lo farà ne risponderà davanti alle persone che invece chiedono rigore e che noi intendiamo garantire».