Tornano a salire i nuovi casi positivi al coronavirus. Sono stati 1397 nelle ultime 24 ore, con 10 vittime di Covid-19. I tamponi effettuati sono stati oltre 92 mila. L’ennesima “impennata” è in realtà un fenomeno già visto molte volte: nella prima parte della settimana si rilevano meno casi a causa del weekend e i numeri tornano a salire nella seconda parte della settimana. A questo punto, meglio seguire i dati su base settimanale e non giornaliera: negli ultimi 7 giorni sono stati rilevati 8963 casi, cioè 1280 al giorno in media.

Mentre i positivi salgono e scendono per ragioni organizzative, il numero di ricoverati continua a crescere a ritmo lento ma costante. Oggi ci sono 1625 persone ricoverate per Covid-19, 120 delle quali sono in rianimazione. Due settimane fa erano circa la metà. Anche i rapporti della Fondazione Gimbe, che dall’inizio della pandemia analizza l’evoluzione delle cifre, vengono pubblicati su base settimanale per depurarli dall’effetto-weekend. E nel report di ieri i numeri parlano chiaro: nell’ultima settimana i nuovi positivi sono aumentati del 37%, e questo è anche un effetto degli screening sistematici sui viaggiatori. Ma i nuovi positivi non sono tutti asintomatici: i ricoverati con sintomi sono aumentati del 30%, quelli in rianimazione del 52%. È la sesta settimana consecutiva in cui questi numeri crescono, pur rimanendo ampiamente sotto controllo.

La regione con il maggior numero di nuovi casi nell’ultima settimana è stata la Sardegna, complici i focolai della Costa Smeralda arrivati a lambire anche Silvio Berlusconi e il suo entourage a Villa Certosa. Campania ed Emilia-Romagna seguono a ruota. In calo i contagi a Bolzano, in Veneto e in Sicilia. «Se fortunatamente i numeri sono ancora esigui – spiega il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta – e non configurano alcun segnale di sovraccarico dei servizi ospedalieri, il trend in costante aumento insieme all’incremento dei contagi invitano a mantenere la guardia molto alta». Cartabellotta se la prende con chi invita a mettere via le mascherine: «non possono essere più tollerati comportamenti individuali irresponsabili, esempi scellerati di cattivi maestri, né tantomeno correnti antiscientiste e manifestazioni di piazza che mettono a repentaglio la salute della popolazione». Il riferimento va alla pattuglia di medici che nella fase 2 ha sostenuto l’indebolimento del virus. E anche ai politici (Sgarbi di Forza Italia, Cunial della Lega, Barillari dei M5S), agli intellettuali (Fusaro e Povia) e all’arcivescovo filo-Trump Carlo Maria Viganò che saranno in piazza a Roma domani «contro la dittatura sanitaria», sotto la regia di Forza Nuova.

Buone notizie sul fronte delle terapie: secondo una ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association, l’uso degli anti-infiammatori steroidei ridurrebbe del 34% la letalità del Covid-19 nei pazienti gravi. Questi farmaci frenano la reazione immunitaria dell’organismo, perché nei pazienti più gravi è proprio questa reazione incontrollata al coronavirus a causare più spesso il decesso. Il più noto farmaco di questa categoria è il cortisone, ma nei test anti-Covid è stato studiato estesamente anche il desametasone. C’è un po’ di ricerca italiana in un’altra molecola promettente: si chiama quercetina, presente in molti alimenti comuni come capperi, cipolla rossa, radicchio. Secondo una ricerca pubblicata sull’International journal of biological macromolecules da un team internazionale a cui partecipa anche il Cnr, la quercetina si legherebbe a una del coronavirus bloccandone l’azione e fermando l’infezione. Ma si tratta per ora solo di reazioni chimiche simulate al computer, che dovranno essere confermate prima su colture cellulari e poi in sperimentazioni su animali.