Dopo qualche settimana di tregua, con lievi riprese del contagio da Covid-19, negli ultimi sette giorni il virus sembra aver ricominciato a circolare più intensamente «suggerendo una inversione nel trend». È quanto rilevato dal report settimanale della Cabina di regia che compara gli ultimi dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute con quelli delle precedenti settimane: sono 510 i nuovi casi ogni 100.000 abitanti nel periodo che va dal 4 al 10 marzo scorso, contro i 433 per 100.000 abitanti nel periodo dal 25 febbraio al 3 marzo.

Il bollettino quotidiano di ieri registrava 53.127 nuovi casi sul territorio nazionale nelle ultime 24 ore, in calo rispetto ai 54.230 del giorno precedente. I decessi sono stati 156, contro i 136 delle 24 ore prima, per un totale di 156.649 decessi sempre dall’inizio dell’epidemia.

«Aumenta la trasmissibilità e l’incidenza» e peggiora «il rischio epidemico in diverse Regioni italiane», si legge nel rapporto di Monitoraggio della fase 2. «Si continua, tuttavia, a documentare una diminuzione del numero di persone ricoverate in ospedale». Ribadisce perciò Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, «la necessità di rispettare le misure comportamentali individuali e collettive raccomandate, così come di completare il ciclo vaccinale o di iniziarlo per chi non lo ha già fatto in tutte le fasce d’età perché questi sono gli strumenti che ci consentono di contenere la circolazione del virus e gli effetti più gravi e importanti che possono esserci per la nostra salute». Grande attenzione viene riservata alla variante Omicron 2 che, spiega Brusaferro, sta crescendo in diffusione e che è maggiormente trasmissibile rispetto alla prima variante Omicron.

La fascia d’età 10-19 anni è quella nella quale si registra il più alto tasso di incidenza settimanale (710) per 100.000 abitanti, stabile rispetto alla settimana precedente. Quelle nelle quali il tasso è più basso invece è 70-79 anni (229) e 80-89 anni (227). Nel periodo che va dal 16 febbraio al 1 marzo 2022, «l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,83, in aumento rispetto alla settimana precedente e al di sotto della soglia epidemica». Stesso andamento, rileva la Cabina di regia, si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: l’Rt era pari allo 0,82 il 1 marzo, in crescita rispetto allo 0,77 del 22 febbraio. Ma in alcune regioni, spiega Brusaferro, sfiora o addirittura supera a tratti l’1.

Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva infatti continua a diminuire arrivando l’8 marzo al 6,2% (708 persone ricoverate) rispetto al 7,4% dell’1 marzo (592 ricoverati). Anche nelle aree mediche il trend è negativo: si è passati dal 10.456 contagiati da Covid ricoverati il 1 marzo a 8.776 l’8 marzo, con un decremento relativo del 16,1% a livello nazionale.

E sono cinque le regioni classificate a rischio «moderato» (Calabria, Molise, Puglia, Umbria e Val d’Aosta). Alcune di loro però sono state “promosse” dalla nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che da lunedì porta a 17 le regioni in area bianca: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Valle D’Aosta si vanno ad aggiungere ad Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Pa Bolzano, Pa Trento, Piemonte, Umbria e Veneto. Restano ancora in area gialla Calabria, Lazio, Marche e Sardegna.

Il rischio di una ripresa pesante del contagio però non va sottovalutato ed un fattore molto importante, sottolinea Brusaferro, sta come già sappiamo in quel «numero di persone che non hanno ancora iniziato il ciclo vaccinale» – «qualche milione di persone» – che rimane purtroppo cotante.
G.Mau.