Diminuiscono le vittime giornaliere e aumentano di oltre il 50% i tamponi. Gli esperti unanimi nell’invitare il governo alla prudenza sulla «fase due». In arrivo la «App» per il tracciamento dei contatti.

Nelle ultime 24 ore sono state registrate 542 vittime del Covid-19, per un totale di 17669 morti dall’inizio dell’epidemia. Martedì erano state 604. Le persone contagiate sono aumentate di 3836 unità, cioè quasi 800 in più del giorno precedente. La cifra totale sale a 139422 contagi. L’aumento non deve stupire più di tanto, perché è influenzato dal balzo del numero di tamponi effettuati in un solo giorno: ieri sono stati più di 51 mila, grazie soprattutto all’aumento dei test di Lombardia (oltre 8 mila) e Veneto (quasi 10 mila). Nella sostanza, prosegue la tendenza al rallentamento del contagio in atto da qualche giorno.

COME DIMOSTRANO le pressioni degli industriali, cresce la voglia di «fase 2». Gli esperti chiedono ancora prudenza ai decisori politici. Se le misure di contenimento fossero allentate troppo in anticipo, il rischio di un ritorno dell’epidemia sarebbe concreto. Per la «Spagnola» andò proprio così: quando a settembre 1918 arrivò la seconda ondata, provocò molte più vittime e infezioni della prima. All’epoca la gestione delle epidemie non era affidata a sanitari e scienziati ma al ministero dell’Interno – quello della Sanità fu istituito nel 1958.

Oggi le competenze ci sono e si fanno sentire. Nella task force governativa, gli esperti del Comitato tecnico scientifico e in particolare il ministro della Sanità Roberto Speranza sembrano i più restii a parlare di ritorno alla normalità. «Siamo ancora nel pieno dell’emergenza, occorrono cautela e gradualità per non vanificare i grandi sacrifici fatti finora», ha detto Speranza.

ANCHE DALL’ESTERO giungono inviti alla prudenza. «Non è il momento di ammorbidire le misure», dice Hans Kluge, direttore della sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) fiuta la voglia di Pasquetta e nell’ultimo rapporto sulla valutazione del rischio gela tutti: «È troppo presto per iniziare ad allentare le misure di distanziamento sociale nell’Unione Europea e nel Regno Unito». Gli epidemiologi europei pongono condizioni per la riapertura: «Occorre raggiungere una maggiore capacità diagnostica e di sorveglianza per monitorare e adattare le strategie».

SUL MONITORAGGIO le cose non vanno benissimo, com’è noto. L’Istituto Superiore di Sanità ha fornito i dati preliminari dell’indagine sulle case di riposo italiane, dove la sorveglianza è stata scarsissima. L’indagine per ora copre circa un quarto delle strutture. Nelle cosiddette Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) sono morte di Covid-19 ufficialmente 133 persone. Quelle decedute senza un tampone, ma con i sintomi della malattia, sono dieci volte tanto, 1310. Se la proporzione fosse rispettata in tutte le Rsa, le morti “fantasma”, sfuggite alle cifre ufficiali potrebbero essere oltre cinquemila. L’inadeguatezza delle Rsa è confermata da un altro dato: solo il 3% delle Residenze ha isolato i pazienti malati in strutture separate, mentre il 97% si è limitato a metterli in stanze singole. Eppure, scindere i percorsi per malati Covid-19 e i sanitari che se ne occupano è stato il provvedimento principale per tutte le strutture ospedaliere.

PER IL «CONTACT TRACING» il governo ripone molte speranze nella tecnologia. Entro la «fase 2» sarà disponibile una applicazione che userà i nostri dati per rilevare le persone con cui siamo entrati in contatto. La Commissione Trasporti della Camera ieri ha ascoltato la relazione della ministra dell’Innovazione Paola Pisano. Il 24 marzo il suo ministero aveva lanciato un bando pubblico per raccogliere idee da far valutare a una task force di esperti. «Conto di ricevere nelle prossime ore la relazione finale della task force che sarà mia cura inoltrare al presidente Conte», ha detto Pisano alla videoriunione parlamentare.

Alla relazione sarà allegato il parere del Garante per la Privacy, il nodo più delicato della questione. Pisano ha anticipato diverse informazioni sulla «app». Innanzitutto, non sarà obbligatorio installarla ma servirà la «volontarietà della partecipazione». Inoltre, il codice della applicazione dovrà essere aperto «e suscettibile di revisione da qualunque soggetto indipendente voglia studiarlo». I dati trattati «saranno resi sufficientemente anonimi da impedire l’identificazione dell’interessato» e saranno rapidamente cancellati, «con l’eccezione di dati aggregati e pienamente anonimi a fini di ricerca o statistici». Infine, ha spiegato Pisano, l’obiettivo non sarà geolocalizzare i cittadini ma «la memorizzazione per un determinato periodo di tempo degli identificativi dei cellulari con il quale il nostro è venuto in contatto ravvicinato».