Dopo le critiche del ministro dell’Economia alla Corte costituzionale per la sentenza sulle pensioni, il presidente della Consulta sente il dovere di replicare. Mentre l’ex presidente dei giudici delle leggi, Sabino Cassese, irritualmente prende posizione per il governo e invita gli ex colleghi a «non ripetere l’errore e a valutare i conti nelle prossime decisioni che potrebbero avere un grande impatto sul bilancio dello stato, come quella sui contratti del pubblico impiego». Ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, giudice costituzionale fino al momento di essere eletto – quattro mesi fa – al Quirinale, sostiene di non vedere «né scontri né tensioni fra il governo e la Corte costituzionale».
Subito dopo l’intervista con la quale il ministro Padoan criticava i giudici della Consulta per non aver tenuto conto dell’impatto economico della sentenza sulle pensioni, più di un costituzionalista e tutte le opposizioni avevano segnalato la gravità del tentativo di condizionamento. «L’interlocutore della Consulta è il legislatore, ovvero il parlamento, non il governo. Questo a Padoan non sarebbe dovuto sfuggire», si leggeva in una nota di ieri de L’altra Europa con Tsipras. Mentre il capogruppo di Forza Italia alla camera Renato Brunetta aveva chiesto a Mattarella di intervenire per richiamare il governo. Mattarella ha invece scelto la giornata di ieri per spiegare, a margine delle celebrazioni per l’anniversario della strage di Capaci, che non c’è alcuno scontro in corso. «È comunque buona regola – ha aggiunto il presidente della Repubblica – mantenere tra gli organi costituzionali relazioni vicendevolmente rispettose, affinché ciascuno di essi possa svolgere serenamente la propria preziosa funzione».

«Eravamo e siamo sereni», ha appunto detto in un’intervista a Repubblica il presidente della Corte costituzionale Alessandro Criscuolo. «Non ho nessuna ragione per coltivare una polemica con il ministro Padoan – ha aggiunto – ma dare per scontato che la Corte dovesse acquisire i dati prima di decidere sulle pensioni non risponde all’attuale disciplina che regola il funzionamento della Consulta». «Se il ministero dell’economia aveva a cuore i dati sulle pensioni poteva trasmetterli alla Corte», ha detto il presidente della Consulta, in maniera chiaramente polemica. E ha concluso avvertendo che il principio del pareggio di bilancio «è stato costituzionalizzato ma non spetta alla Corte garantirlo, bensì ad altri organi dello Stato.
Se Criscuolo difende la decisione della Corte non nascondendo il suo voto, peraltro decisivo ai fini della sentenza, anche un altro giudice, Giuliano Amato, ha rotto la tradizionale segretezza della camera di consiglio spiegando di aver votato contro l’incostituzionalità del blocco delle rivalutazioni delle pensioni.