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Consulta incompleta, l’allarme del presidente

Una sola nota polemica, e anche questa assai attenuata, ha caratterizzato il discorso del presidente della Corte costituzionale Polo Grossi, ieri mattina nella solenne occasione della relazione sulla giurisprudenza costituzionale […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 10 marzo 2017

Una sola nota polemica, e anche questa assai attenuata, ha caratterizzato il discorso del presidente della Corte costituzionale Polo Grossi, ieri mattina nella solenne occasione della relazione sulla giurisprudenza costituzionale alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle più alte cariche dello stato. La polemica si è appena intuita quando Grossi ha ricordato come la Corte costituzionale non sia a pieno organico da ormai quattro mesi, essendosi dimesso il giudice Frigo (per ragioni di salute) il 7 novembre scorso. Il parlamento pare non preoccuparsene più di tanto, né sono arrivate sollecitazioni particolari dal Quirinale: una sola seduta comune è stata tenuta l’11 gennaio, ma essendo necessario per eleggere un giudice il voto dei due terzi dei parlamentari hanno risposto alla chiama poco più della metà dei deputati e senatori. La scelta del giudice toccherebbe al centrodestra (da quelle fila proveniva Frigo), ma il centrodestra è un campo di Agramante.

La relazione di Grossi ha messo in evidenza alcuni aspetti interessanti del lavoro della Consulta. Innanzitutto pare stia funzionando quella sorta di «auto-filtro» che i tribunali stanno mettendo ai giudizi incidentali, risolvendo il problema di costituzionalità delle leggi all’interno del processo principale, cercando una «interpretazione conforme» a Costituzione della norma. E così anche nel 2016 si è confermata la tendenza alla diminuzione, rispetto al primo decennio degli anni 2000, del numero complessivo delle pronunce della Consulta. Sono aumentati però i conflitti istituzionali (in particolare quelli promossi dalle autonomie territoriali) mentre nei giudizi cosiddetti «in via principale», cioè quelli intorno al titolo V della Costituzione che definisce i confini dell’autonomia regionale, si è confermata la prevalenza dei ricorsi da parte dello stato contro le regioni. La durata media dei processi davanti alla Consulta è stata di circa un anno tra la pubblicazione del promovimento in Gazzetta ufficiale e la conclusione della causa.

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