Un giudice costituzionale manca da un anno e tre mesi, un altro da sette mesi e un terzo da due mesi. La Consulta sta decidendo dunque con un plenum ridotto: 12 giudici, e più spesso 11 quando c’è un assente, su 15. Ieri il parlamento si è riunito in seduta comune solo per esprimere la ventiseiesima, quinta e terza fumata nera. È stato così ignorato l’appello di Sergio Mattarella che a fine luglio aveva espresso l’auspicio «che la Corte costituzionale venga sollecitamente integrata dal parlamento nella sua composizione, mi auguro prima che in autunno riprenda i propri lavori». Niente da fare, la prossima udienza pubblica della Consulta è in programma tra quattro giorni e sarà dedicata, tra le altre cose, ad alcuni aspetti ancora rimasti in piedi della legge 40 sulla procreazione assistita. Mattarella è uno dei tre ex giudici da sostituire, prima di lui ha terminato il mandato Luigi Mazzella, dopo di lui Paolo Napolitano. Il parlamento non riesce a trovare un accordo anche perché due di questi tre giudici (Mazzella e Napolitano) sono stati eletti in quota centrodestra, proporzione che il Pd non intende rispettare. Per questo si va avanti a colpi di schede bianche, e i voti validi arrivano essenzialmente solo da 5 Stelle e Sel. Ieri la più votata è stata la costituzionalista Silvia Niccolai (86), seguita da Franco Modugno (72) e Felice Besostri (23).