«Ogni tanto mi arriva qualche proposta che mi rimette in circolo a cui io non sono in grado di reagire a sufficienza». Così l’82enne Paolo Savona, ministro degli affari europei, ha risposto ieri a chi gli chiedeva della sua candidatura alla guida della Consob. Confermando di aver ricevuto la proposta dal presidente del Consiglio Conte, ma ignorando anche lui l’esito della partita: «Non dovete chiedere a me».
Dopo quasi cinque mesi di attesa, la sostituzione di Mario Nava alla guida dell’organismo di controllo sulle società e la Borsa si conferma un dossier complicato per la maggioranza gialloverde anche alla vigilia di una decisione imminente. Alla base delle fibrillazioni le spaccature all’interno del Movimento 5 Stelle, che hanno fermato la corsa dell’economista Marcello Minenna. Spaccature testimoniate anche dalla dichiarazione di ieri di Nicola Morra, presidente 5 Stelle della Commissione antimafia, secondo il quale scegliendo Savona si rischierebbe di «impantanare Consob in un’ipotesi di assai dubbia percorribilità giuridica». Per Morra «il candidato di un coraggioso governo del cambiamento è uno solo: Minenna». I problemi giuridici per Savona sono diversi, per la legge Madia in quanto pensionato potrebbe esercitare solo per un periodo limitato e gratuitamente il mandato, mentre la guida della Consob ha durata settennale. Secondo il deputato Pd Sensi, il ministro è fermato anche dall’incompatibilità (che dura 12 mesi dalle dimissioni) tra le cariche di governo e gli incarichi in enti di diritto pubblico. Eppure per il 5 Stelle Di Battista «da Savona alla Consob mi sentirei tutelato moltissimo» e per Salvini «Minenna mi andava bene, Savona mi va benissimo»