«Umanamente preoccupato» per il padre «in difficoltà». Ma Tiziano Renzi «ha un avvocato che lo difende», mentre Matteo dice: «Io sto dalla parte dei giudici, si facciano i processi». Anche se poi aggiunge: «Alcuni pubblici ministeri hanno un ruolino, una carriera che parla per loro, vedremo se ci saranno sentenze di condanna».
Intanto l’ex segretario del Pd, che per la prima volta ha risposto a domande sul caso Consip in televisione ieri sera a Porta a Porta, si è detto certo dell’innocenza del ministro Lotti e del generale Del Sette (ha negato però che esista un gruppo di potere toscano) e ha ricordato che Romeo «non è toscano, ma anni fa si è fatto due mesi di carcere e poi gli hanno detto che era innocente». Per l’amico Lotti ha speso qualche parola in più, ridimensionandone il coinvolgimento. «Non è in questa inchiesta perché è accusato di chissà cosa, tangenti o altro – ha detto – ma di rivelazione del segreto di ufficio, un reato che tutti i giorni viene compiuto in molte redazioni».

A questo proposito proprio ieri è intervenuto il vice presidente del Csm Legnini, sostenendo che la fuga di notizie nel caso Consip (sulla quale sta indagando la procura di Roma, dopo aver sostituito il nucleo di carabinieri addetto all’indagine) «rischia di minare la credibilità delle procure». Legnini, presiedendo il Consiglio superiore, ha detto anche che gli interventi che il Csm proporrà per tutelare il segreto «riguardano gli uffici giudiziari», non possono essere i giornali a farsi carico della riservatezza. E ha aggiunto che ulteriore preoccupazione deriva dalla norma, nascosta nel decreto per l’accorpamento della Forestale ai Carabinieri, che adesso prevede «la trasmissione delle informative di reato da parte della polizia giudiziaria alla propria scala gerarchica, indipendentemente dagli obblighi prescritti dal codice di procedura penale». È bene ricordare che uno dei filoni dell’inchiesta trasferiti da Napoli a Roma riguarda proprio l’ipotesi che il capo dell’arma dei Carabinieri abbia informato delle indagini i vertici politici e della Consip. E sempre ieri, il ministro dell’economia Padoan ha liquidato un’interrogazione di Sinistra italiana sui criteri di nomina dell’amministratore Consip Marroni – teste di accusa contro Lotti – dicendo solo che non ci sono le condizioni per la sua decadenza e che i criteri per la sua nomina sono stati rispettati (cosa che il deputato di Sì Fassina contesta, anche con un annunciato esposto all’Anac).
A Porta a Porta Renzi ha parlato anche del Pd e del prossimo congresso. Prima ha detto che «i litigi hanno stancato anche i nostri elettori», poi ha attaccato D’Alema e Bersani: «Hanno fatto la scissione solo per risentimento nei miei confronti». Ha confermato che si andrà al voto nel 2018 e fino ad allora il Pd sosterrà Gentiloni (che domenica sarà a Torino per l’apertura della campagna di Renzi per le primarie al Lingotto), ma non ha rinunciato a qualche pesante consiglio. «Il governo ha la possibilità di non far scattare l’aumento delle accise e dell’Iva», ha detto. E ha parlato anche di se stesso. «Non sono a carico di mia moglie – ha precisato – ho una serie di iniziative mie: un libro, professore universitario». Proprio lui che aveva cominciato la sua avventura di riformatore attaccando i professori universitari.