Sei ore di interrogatorio per Luigi Marroni. L’ad Consip, ascoltato dal procuratore Giuseppe Pignatone e dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, alle 22 era ancora negli uffici di piazzale Clodio. Era stato Marroni il 19 dicembre a raccontare al Noe (e poi ai magistrati partenopei): «Ho fatto effettuare la bonifica del mio ufficio in quanto ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato». E ancora: «Luigi Ferrara mi ha notiziato di essere intercettato lui stesso e che la mia utenza era sotto controllo per averlo appreso dal comandante dei carabinieri Tullio Del Sette; la notizia la colloco tra luglio e settembre 2016».

Così è partito il filone sulla fuga di notizie, che ha poi provocato il trasferimento a Roma dell’inchiesta Consip. Anche le indagini su Tiziano Renzi, il padre dell’ex premier accusato di traffico di influenze, sono approdate nella capitale. A tirarlo in ballo è ancora l’ad Consip. Marroni, Lotti, Vannoni e Saltalamacchia fanno parte della stessa cerchia toscana vicina a Matteo Renzi. Il sindaco dem di Rignano, Daniele Lorenzini, ha raccontato agli inquirenti che, durante una cena a casa di Tiziano Renzi, Saltalamacchia avrebbe avvisato il babbo di essere sotto indagine.

Come si è propagata la fuga di notizie? La procura di Roma ha sequestrato i telefonini in uso ad Alessandro Sessa, vicecomandante del Noe indagato per depistaggio. Il numero due del Nucleo operativo ecologico avrebbe riferito ai magistrati il falso un mese fa, quando è stato sentito come persona informata sui fatti. Sessa aveva spiegato di aver avvertito il suo diretto superiore, il generale del Noe Sergio Pascali, dell’indagine Consip il 6 novembre 2016, cioè dopo la pubblicazione dell’articolo de La Verità che svelava l’esistenza di un’inchiesta a Napoli su Tiziano Renzi.

I pm romani ritengono invece che Pascali fosse stato informato già da giugno, quando il segreto su Consip è stato violato. Dal cellulare di Gianpaolo Scafarto, il capitano del Noe indagato per falso, gli inquirenti hanno estratto un whatsapp (era stato cancellato) datato 9 agosto 2016 e diretto a Sessa: «Signor colonnello sono due giorni che penso continuamente a queste intercettazioni e alla possibilità di portare avanti queste indagini con serenità. Penso sia stato un errore parlare di tutto con il capo attuale e continuare a farlo. La situazione potrebbe precipitare con la fuga di notizie che potrebbe farci passare un brutto quarto d’ora».

Il capo potrebbe essere Pascali: Sessa e Scafarto sono stati interrogati sul punto mercoledì a Roma. Di sicuro Scafarto aggiornava Sessa, seguendo la catena di comando, e non Pascali poiché dalle intercettazioni erano emersi i rapporti di Pascali con Saltalamacchia, amico di Marroni e vicino ai Renzi. Saltalamacchia, Del Sette e Lotti sono indagati per rivelazione di segreto d’ufficio.