La procura di Roma ieri ha indagato il pm di Napoli, Henry John Woodcock, per violazione del segreto d’ufficio nell’inchiesta Consip.

IL MAGISTRATO è sospettato di essere la fonte che ha girato informazioni coperte dal riserbo al Fatto quotidiano, finite poi nell’articolo che ha rivelato l’indagine sulla fuga di notizie che coinvolge il ministro Luca Lotti e i vertici dei carabinieri Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia.

Con Woodcock è stata indagata anche la giornalista Rai Federica Sciarelli, compagna del pm napoletano: avrebbe fatto da tramite con Marco Lillo del Fatto. La procura le ha sequestrato il cellulare. «Non posso aver rivelato nulla a nessuno – ha precisato Sciarelli – perché Woodcock non mi svela nulla delle sue inchieste». Lillo nega sul sito del quotidiano di aver ricevuto informazioni da entrambi, fornendo la sua versione dei fatti: a dicembre contattò la giornalista solo per avere conferma della presenza del pm a Roma, conferma non ottenuta. Woodcock, convocato in procura per il 7 luglio, ammette di essere amareggiato: «Ho fiducia nei colleghi di Roma e sono quindi certo che potrò fugare ogni dubbio. È un momento molto difficile».

GLI ATTI SONO STATI TRASMESSI al Consiglio superiore della magistratura. Al Csm era stata già aperta una pratica in prima commissione presieduta dal laico del Pd Giuseppe Fanfani accompagnata da una nota del procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, per accertare se nel filone napoletano dell’inchiesta Consip, di cui sono titolari Woodcock e Celestina Carrano, siano state commesse irregolarità.

Il Csm lunedì prenderà in mano gli atti e analizzerà anche un’altra inchiesta di Woodcock, quella su Cpl Concordia (la pratica è aperta da luglio 2015 su richiesta del laico di Fi Pierantonio Zanettin), oggetto di una fuga di notizie relativa a un’intercettazione tra Matteo Renzi e il generale della Gdf Michele Adinolfi, in cui il segretario del Pd esprimeva giudizi non lusinghieri sull’allora premier Enrico Letta. La registrazione, coperta da omissis, passò per competenza alla Dda, ma nel passaggio qualcuno rivelò il contenuto alla stampa.

IL CSM dovrà anche verificare se Woodcock e Carrano hanno omesso di comunicare al capo dell’ufficio l’iscrizione nel registro degli indagati di Rosita D’Angiolella, magistrato in servizio a Milano, finita nell’inchiesta Consip perché, per l’accusa, avrebbe aiutato l’imprenditore Alfredo Romeo a fare pressioni sul presidente dell’Anac e suo amico, Raffaele Cantone.

L’iscrizione è avvenuta mentre l’allora capo della procura di Napoli, Giovanni Colangelo, lasciava l’incarico per la pensione. Gli atti sono stati girati anche ai titolari dell’azione disciplinare, il procuratore generale della Suprema Corte e il ministro della giustizia. Il pg di Cassazione, Pasquale Ciccolo, aveva già avviato un’istruttoria nei confronti di Woodcock lo scorso aprile per le dichiarazioni del pm sul caso Consip riportate ad altri colleghi e finite virgolettate su Repubblica.

LUNEDÌ SI È AVVALSO della facoltà di non rispondere il colonnello del Noe, Giampaolo Scafarto, indagato dalla procura di Roma per falso e rivelazione di segreto d’ufficio: i suoi avvocati hanno fatto istanza per spostare il procedimento, ritenendo che la competenza territoriale dovrebbe essere di Napoli o Firenze, dove Scafarto ha prestato servizio per un periodo. Le accuse a suo carico si sono aggravate: prima i pm di Roma hanno rilevato due falsi nell’informativa consegnata a Woodcock; lunedì gli hanno contestato un nuovo caso di falso e, analizzando il cellulare, la violazione del segreto.

IL COLONNELLO DEL NOE nell’agosto 2016 e nel marzo 2017 avrebbe girato informazioni a due marescialli, ex Noe, poi passati all’Aise, i servizi segreti per l’estero. Ieri è stato interrogato fino a sera il vicecomandante del Noe, Alessandro Sessa, accusato di depistaggio. La giornata era iniziata con i commenti di Renzi sull’inchiesta che coinvolge il padre, accusato di traffico di influenze: «Sulla Consip ho perso molto consenso». Poi in serata: «L’avviso di garanzia è un atto di tutela. No alle polemiche».