Appena qualche giorno fa, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini aveva detto: «Fino a che ci sono delle indagini in corso, il Csm non può intervenire. Ma dopo lo farà con rigore». Ieri invece il comitato di presidenza del Consiglio superiore della magistratura – composto dallo stesso Legnini, dal primo presidente e dal procuratore generale della Cassazione – ha investito del caso Consip la prima commissione dell’organo di autogoverno della magistratura.
Si tratta della commissione competente per le incompatibilità dei magistrati (presieduta dal laico di area Pd Giuseppe Fanfani). Alla quale arriverà la nota trasmessa al Csm dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello, il magistrato che vigila sulle toghe del distretto del capoluogo campano e può avviare il procedimento disciplinare. Il contenuto della nota è segreto, ma secondo indiscrezioni di agenzia le osservazioni di Riello si concentrerebbero sulle modalità con le quali è stata indagata la magistrata Rosita D’Angiolella, già in servizio a Napoli e oggi giudice presso il tribunale di Milano.

D’Angiolella, casertana di origine, non risultava indagata dai pm napoletani quando, a gennaio scorso, prima il Fatto poi la Repubblica la descrissero come l’elemento chiave del tentativo dell’imprenditore al centro del caso Consip, Alfredo Romeo, di avvicinare il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Amica sia di Raffaele che del fratello avvocato Bruno Cantone, Rosita D’Angiolella era a capo dell’ufficio legislativo del Miur quando avrebbe coinvolto Cantone in un convegno organizzato da Romeo. All’epoca – fine 2015 – l’Anac fu interessata dalla Consip del caso della cooperativa Cpl Concordia, e confermò il diritto della società di trattare con la pubblica amministrazione. Una decisione contraria agli interessi di Romeno, che presso Consip era concorrente di Concordia. Solo dopo, successivamente al parere Anac, Bruno Cantone ebbe da Romeo un incarico professionale. Cantone, già sentito dai pm napoletani, ha parlato di un tentativo di accerchiamento ai suoi danni da parte di Romeo.

La prima commissione del Csm ha adesso il mandato di verificare il comportamento della procura di Napoli nel caso Consip, ancora affidato al pm Henry John Woodcock – mentre com’è noto sul presunto falso e depistaggio da parte del Noe dei carabinieri indaga la procura di Roma. Solo la settimana scorsa, quando il plenum del Csm aveva confermato all’unanimità il parere negativo sul decreto del governo Renzi che impone alla polizia giudiziaria l’obbligo di informare i superiori, Renzi aveva detto: «Continuiamo ad aspettare che il Csm prenda provvedimenti contro gli uffici responsabili di fuga di notizie o addirittura di fabbricare prove».