«Situazione esplosiva e al limite della catastrofe» queste sono le dure parole sulla situazione dei migranti nelle isole greche pronunciate da Dunja Mijatovic, la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa.

Dopo essersi recata a Lesbo, Samos e Corinto ha affermato che la situazione dei migranti, inclusa quella dei richiedenti asilo, sulle isole egee è drammaticamente peggiorata durante l’ultimo anno, «sono necessarie misure urgenti per migliorare le disperate condizioni in cui vivono migliaia di esseri umani» dice Mijatovic.

Secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione Oxfam gli arrivi in Grecia sono stati più di 45mila. Sono oltre 18mila le persone, soprattutto famiglie siriane e afghane, giunte nelle isole greche tra agosto e settembre, un incremento del 54% rispetto all’anno precedente.

Nello stesso periodo sono arrivati 8.500 migranti solo a Lesbo, denuncia Oxfam, ricordando che nel campo di Moria, che ha una capienza massima di 3mila profughi, sopravvivono ammassati in più di 13mila, il 42% dei quali sono minori tra i 7 e i 12 anni, tra cui quasi mille bambini e ragazzi non accompagnati, arrivati da soli «costretti a sopravvivere in condizioni disumane» con una doccia ogni 230 persone e una toilette ogni 100 persone nella zona adiacente al campo, nella “giungla”.

Una situazione che l’organizzazione no profit definisce «esplosiva e prossima al collasso». Oxfam lancia un appello a superare gli effetti creati dall’accordo, considerato «disastroso», tra Ue e Turchia: «Serve un meccanismo efficace di ridistribuzione dei richiedenti asilo tra gli stati membri – dice Riccardo Sansone, responsabile dell’ufficio umanitario di Oxfam Italia – tenendo presente che nel 2019 in Grecia sono arrivati oltre 45mila migranti, più di quanti sbarcati in Italia, Spagna e Malta».

Al suo primo vertice del Consiglio europeo svoltosi il 17 ottobre a Bruxelles, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis già parlava di un «piano B» per rispondere ad un’eventuale nuova crisi di rifugiati e non essere in ostaggio della Turchia. Per alleviare il sovraffollamento il governo greco, aveva parlato di un «piano di urgenza» per trasferire circa 20mila migranti dalle isole alla terra ferma entro la fine dell’anno. Circa 10mila persone sarebbero ricollocate in hotel e le restanti in altri campi o appartamenti della Grecia. Parallelamente il governo greco intendeva adottare una politica ferrea di rimpatri, circa 10mila persone, non aventi diritto alla richiesta di asilo, sarebbero rimpatriate in Turchia entro la fine del 2020. Secondo questo piano il governo intendeva inoltre rafforzare i controlli alle frontiere e aumentare il pattugliamento navale nel mare Egeo.

Mitsotakis, durante il suo intervento al quarto summit mondiale Ue-Paesi arabi, ha parlato di «flussi sproporzionati» di rifugiati e migranti negli ultimi mesi e ha sottolineato che «è necessario un maggiore coordinamento europeo e arabo per affrontare le cause della questione dei rifugiati». Secondo il premier greco, servirebbe un «serio sostegno ai paesi di origine e di transito» oltre a una «maggiore cooperazione nella lotta contro le reti criminali per la tratta di migranti».

La commissaria per i diritti umani, Dunja Mijatovic lancia un allarme: «Ho visto bambini con malattie della pelle non curate. Nessun accesso adeguato alla salute e molte altre cose che sono davvero scioccanti per l’Europa del XXI secolo. Sono rimasta scioccata delle condizioni antigeniche in cui i migranti sono tenuti, qui non si tratta più di accoglienza ma di lotta per la sopravvivenza».