Controlli sanitari alle frontiere, voli cancellati, navi bloccate, treni fermati e italiani guardati con sospetto un po’ ovunque. Se in Italia il governo riduce al massimo gli spostamenti per contenere il contagio da coronavirus, l’Europa ha già cominciato a costruire un recinto entro il quale rinchiuderci. E se non siamo alla sospensione di Schengen, poco ci manca.

Il trattato sulla libera circolazione delle persone, tra i pilastri sui quali si basa l’Unione europea, è stato uno dei temi al centro del vertice dei capi di Stato e di governo convocato ieri dal presidente del consiglio Ue Charles Michel proprio per discutere le misure idonee a contenere un ulteriore diffusione del virus tra gli Stati membri. I leader, presente anche la presidente della Bce Christine Lagarde, hanno deciso di rafforzare gli sforzi per assicurare le forniture mediche evitando restrizioni sul mercato unico, promuovere la ricerca e far fronte alle conseguenze economiche della crisi usando «ogni mezzo necessario». Il che significa via libera agli aiuti di Stato alle aziende che ne hanno bisogno, ma anche pieno uso della flessibilità. «Su questo chiariremo le regole prima dell’Eurogruppo di lunedì», ha spiegato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen annunciando la predisposizione di «linee guida entro il weekend».

Ma nel corso del summit, rigorosamente in videoconfernza come impongono i tempi, si è discusso anche della decisione di Vienna di istituire controlli sanitari a campione al confine con l’Italia. Secondo le nuove disposizioni chi vuole entrare in Austria deve mostrare un certificato medico che dimostri di non essere stato contagiato, mentre gli austriaci che tornano dall’Italia auto-isolarsi per due settimane. Una decisione non da poco che limita pesantemente gli spostamenti tra i due Paesi, ma che preoccupa anche per le possibili conseguenze economiche visto che dal Brennero – ricordava ieri Coldiretti – passa quasi la metà dell’export made in Italy diretto verso il Nord Europa, per un valore di quasi 200 miliardi di euro. Le limitazioni imposte dal cancelliere Sebastian Kurz rappresentano già una sospensione di Schengen? Al momento però, fanno sapere da Bruxelles, non è arrivata nessuna richiesta di sospendere il trattato del 1985.

L’Austria comunque ha subito fatto scuola. Dopo Vienna, infatti, anche la Slovenia ha annunciato la chiusura del confine con l’Italia mentre Malta, Albania, Spagna e Danimarca hanno interrotto i collegamenti sia marittimi che aerei. Scelte che rendono particolarmente la vita degli italiani che vivono in quei Paesi o vi si trovano per motivi diversi. Solo a Malta sono novemila i connazionali residenti, mentre altri 15 mila vi si trovano per motivi di lavoro, studio o per turismo. Per loro le autorità della Valletta hanno messo a disposizione dei voli per il rientro. Confini chiusi anche i Serbia, che ha deciso di vietare l’ingresso a chi proviene da Italia, Iran, Corea del Sud e alcune regioni di Cina della Svizzera. Tra i primi a farne le spese sono stati dieci turisti di Bergamo ce atterrati a Nis, nel Sud del Paese, sono stati bloccati e rimandati in Italia.

Ci sono poi le decisioni adottate dalle compagnie aeree: British Airway Air France, Ryanair, Easy Jet, l’ungherese Wizz Air, Air Canada hanno cancellato i voli da e per l’Italia. Porte chiuse infine anche da Marocco e Tunisia, che hanno sospeso in via preventiva i collegamenti aerei e marittimi. provvedimenti che ovviamente non sono piaciuti a Luigi Di Maio che ha avvertito: «In futuro ci ricorderemo dei Paesi che ci sono stati vicini in questo momento», è stato il commento del ministro degli Esteri. Sarà anche così, ma intanto l’Italia è sempre più isolata.